Pensaci Giacomino con Enzo Vetrano
il 07 gennaio 2009
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“Un lavoro audacissimo” così Pirandello descrive al figlio Pensaci, Giacomino!, la commedia scritta per Angelo Musco, che ci fa divertire nel guardare da vicino legami familiari paradossali e tumultuose relazioni con il perbenismo di facciata. Audacissimo è infatti l’intreccio che fin dalla stesura dell’omonima novella da cui il testo teatrale prende spunto crea scalpore fra i lettori del “Corriere della Sera”, su cui era stata pubblicata nel 1910. Agostino Toti, vecchio professore di liceo anticonformista “ante litteram” dichiara la sua intenzione di “vendicarsi” contro il governo che lo ha costretto a una vita solitaria a causa di uno stipendio da fame, sposando una ragazzina giovanissima che beneficerà a vita della pensione che lo Stato sarà costretto a versarle in quanto sua vedova.
Il caso di Lillina, figlia del bidello della sua scuola, messa incinta da Giacomino Delisi, un suo ex alunno, e adesso cacciata di casa dai genitori gli offre la possibilità di realizzare il suo piano. Per qualche anno il professore permette alla giovane moglie ed al suo amante di incontrarsi nella sua casa, fa da nonno al bimbo nato dalla loro relazione, e trova anche un posto in banca a Giacomino, beandosi della felicità conquistata con questa inattesa famiglia e ostentando indifferenza per le reazioni scandalizzate della gente di fronte a un inequivocabile, inaccettabile “menage à trois”. Ad un certo punto però, Giacomino comincia a disertare la casa del professore e la giovane madre è annientata dal dolore. Agostino Toti ne cerca il motivo e scopre che la sorella di lui, con la complicità di un prete viscido e indegno, lo ha fatto fidanzare a una “giovine orfana perbene” al fine di liberarlo da questa condizione immorale.
Con la determinazione di un paladino della giustizia e della vera moralità si precipita da Giacomino e riesce a riportarlo a casa sua dopo averlo minacciato, implorato e infine commosso con il richiamo alla paternità e all’amore di Lillina.
Commedia morale dunque, umoristica ma anche grottesca, con un personaggio che sembra volere affrontare l’ipocrisia del mondo senza la maschera di un ruolo sociale, quello del marito, perché di questo ruolo si libera subito, dichiarando di non volerlo essere. Ma a guardar bene…
“Tu sarai la mia figliola, la mia figliola bella” con queste parole si chiude il primo atto, e per tutto il secondo e il terzo da padre si comporta con lei, e anche con l’amante di lei, Giacomino. Ma questa famiglia aperta, trasgressiva, “sui generis”, vissuta come un’offesa da tutta la comunità civile, acquista nella mente del Professore una valenza etica che va protetta e difesa con tutte le forze e così, fatalmente, come in un gioco di scatole cinesi, la “non famiglia” viene intrappolata nella stessa idea claustrofobica di famiglia, e i suoi componenti soggiogati a meccanismi di compressione e prepotenza. Attraverso questo testo apparentemente comico e irriverente la nostra attenzione si può focalizzare allora sulla famiglia e sugli squilibri che possono esplodere al suo interno, scaraventandoci in un’attualità drammatica e agghiacciante, che ci coinvolge tutti e ci fa riflettere sugli aspetti diametralmente opposti della violenza e del rispetto. (Stefano Randisi, Enzo Vetrano)
BIGLIETTI
Stagione di Prosa: Platea o posto palco 18 euro intero, 16,50 euro pensionati over 65, 10,50 euro giovani fino ai 26 anni e invalidi. Galleria 10,50 euro (7 riservato ai gruppi di scolaresche).
Orari di apertura biglietteria (tel. 0544 580742/587641): giornata feriale precedente lo spettacolo dalle ore 18.00 alle 20.00. Giornata di spettacolo dalle 19.45.
Tutte le informazioni sugli spettacoli potranno essere richieste a Ufficio Cultura del Comune di Russi – via Cavour 21 – tel. 0544 587641/587641. Sito internet: www.comune.russi.ra.it. E- mail: cultura@comune.russi.ra.it