La Notte delle Streghe San Giovanni Marignano
dal 19 al 23 giugno 2010
vedi sulla mappaRimini Cattolica Altro
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Universalmente la notte di San Giovanni é anche ritenuta la Notte delle Streghe che, in questo particolare momento astrale, si radunavano per espletare i loro sortilegi. Per difendersi dai loro influssi malefici si ricorreva a vari espedienti.
Prima di andare a coricarsi si ponevano dietro la porta di casa delle scope per far fuggire la strega. Essa infatti teme la scopa perché vedendola é costretta a contare tutti i fili di saggina da cui é formata e, siccome la strega teme il giorno, le luci dell'alba sorprendendola la costringono a fuggire prima di essere riuscita a nuocere a qualcuno, avendo perso tutto il tempo a contare i fili di saggina.
Molti contadini invece inchiodavano sulla porta di casa il fiore dell'erba carlina che serviva per impedire il passo della strega, perché questa vedendo il fiore era costretta a contare con assoluta certezza le migliaia di capolini che formano il seme. Come per le scope quindi, consumava la notte senza riuscirvi ed all'alba era obbligata a fuggire senza aver nuociuto.
Si credeva che le streghe uscissero dai loro nascondigli e si ponessero nei crocicchi delle vie, tanto che, chi voleva vederle, non aveva altro da fare che cercare in un crocicchio con una forca di fico sotto il mento e un catino d'acqua sotto i piedi. A mezzanotte le streghe sarebbero passate schiamazzando e urlando.
I più prudenti, sempre per proteggersi dalle streghe, si infilavano sotto gli abiti qualche erba di San Giovanni, dall'iperico alla lavanda, allo spicchio d'aglio da raccogliersi prima dell'alba. Per difendersi da funeste influenze si coglieva l'iperico dai fiori gialli da tenere sul corpo per tutta la notte, la verbena simbolo di pace e prosperità , il ribes i cui frutti rossi sono chiamati anche bacche di San Giovanni, l'artemisia. Tutte erbe dette di San Giovanni.
Esisterebbe anche un fiore misterioso, non registrato dai botanici, che avrebbe la virtù di rendere invisibile chi lo possiede, di difenderlo dagli incantesimi e di cacciare gli spiriti. E' il fiore di san Giovanni che crescerebbe dalla felce in quella magica notte d'estate. Ma occorreva raccoglierlo con un rito. A mezzanotte il fiore si apre lentamente illuminando tutto ciò che gli é vicino. Ma il demonio, che non ama la luce, ne stacca il gambo e se ne impadronisce. Chi desidera procurarselo deve recarsi nel bosco e sedersi accanto alla felce tracciando con un coltello un cerchio intorno ad essa ed un altro attorno a sè. Quando il diavolo si avvicina, chiamando con voce familiare, non bisogna dargli ascolto, nè volgere capo, ma continuare a fissare la pianta.
Un'altra erba ritenuta magica era la vinca, utilizzata anch'essa per la preparazione di talismani vegetali.Â
Questa celebrazione sostituisce gli antichi riti per il solstizio d'estate, ed ha quindi dato luogo per secoli a manifestazioni diverse collegate con le credenze e gli usi popolari, come i fuochi di San Giovanni e gli altri rituali propiziatori tipici delle feste di inizio stagione. Usanza collettiva in questa ricorrenza é quella della raccolta delle erbe che, nella notte che precede la festa di S.Giovanni Battista, cioé fra il 23 ed il 24 giugno, moltiplicano i propri attributi terapeutici e magici.
In questa notte, un tempo, si viveva un momento magico perchè essa cade appunto nei giorni solstiziali quando, secondo un'antica credenza, il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada che si trasforma in un farmaco potente a guarire ogni guisa di malattie cutanee. Si riteneva addirittura che il bagno causato dalla rugiada, a chi passeggiasse durante questa magica notte, riuscisse a difendere la persona da ogni tipo di corruzione.
Il Battista battezzava con l'acqua, cui appartiene il segno del cancro, per cui fu facile, nella credenza popolare, attribuire alla rugiada della notte che precede la sua festa, effetti salutari, vedendo in essa un'acqua simile a quella con cui il santo aspergeva. Ed é per ciò che preparavano, con l'utilizzo di erbe, pietre ed altro, particolari e potenti talismani, nella convinzione poi che la particolare posizione degli astri concorresse a caricarli di virtù. Si assisteva insomma ad uno strano connubio di sacro e profano.
Innumerevoli erano le usanze legate alla notte di San Giovanni: Il colono, fatto un mazzolino di tre spiche di grano marcio o carbone, discendeva al fiume e quindi il gittava, stimando con ciò di aver liberato e purgato dalla carie o volpe, dalla zizzania e da tutte le altre erbe nocive, il grano che stava per mietere. Altre usanze erano:
* L'uva raccolta al sorgere del sole e data in pasto ai polli, evitava che questi danneggiassero la vigna.
* La raccolta di 24 spighe di grano, da conservarsi tutto l'anno, se custodite gelosamente servivano come formidabile amuleto contro le sventure.
* Era credenza comune che il bagno con l'acqua odorosa che veniva tenuta fuori l'intera notte, perché la Madonna e San Giovanni passando la benedissero, avesse effetti strabilianti. Si poteva ricorrere ad un recipiente piccolo, possibilmente una bacinella, lasciato sul davanzale durante la sera della vigilia con immersi dei fiori di campo (camomilla, margherite, melissa, ginestra), con la convinzione che una volta benedetta dal Santo fosse efficace contro il malocchio, l'invidia e le fatture, specialmente sui bambini.
* La prima acqua attinta la mattina della festa manteneva la vista;
* Era costume recarsi all'alba sulla riva del mare a bagnarsi per preservarsi dai dolori reumatici.
* I contadini portavano sul lido le bestie, buoi e cavalli, perché si rinvigorissero e fossero immuni da malattie.
* All'uso del bagno si affiancava anche l'uso dei comparati. Per stabilire il comparato, una persona inviava all'altra, la vigilia di San Giovanni, un mazzolino di fiori che quella ricambiava poi la vigilia di san Pietro.
* Quelli che nella viglia di San Giovanni Battista fanno fuochi, passando sopra di quelli toccandosi per la mano, poi si chiamano compari e comadri di San Giovanni.
Durante la notte ardevano nelle campagne molti falò, specie in cima alle colline o a dossi, in modo da poter rotolare lungo i pendii ruote infuocate. Il contadino, con questi fuochi, voleva aiutare il sole che cominciava a scendere sull'orizzonte perché non l'abbandonasse e continuasse a offrire la sua energia ai campi. Ma i fuochi sono stati interpretati anche come festa in onore del sole, manifestazione del divino nel suo massimo splendore solstiziale.
Per San Giovanni si usava favorire gli incontri ed i fidanzamenti. Di buon augurio si ritenevano le infiorate che i giovani facevano sui davanzali ed alle porte della casa dell'amata con rami, fiori e frutti.
Diversi comunque erano i rituali propiziatori ed anche quelli da cui trarre presagi. Il più diffuso era fatto con la chiara dell'uovo messa in una bottiglia d'acqua e lasciata tutta la notte fuori sul davanzale. A seconda della forma che la chiara avrebbe assunto al mattino seguente, si cercava di pronosticare il futuro. Se nel disegno per esempio si scorgeva una torre, era segno che si doveva cambiar casa; se c'erano dei fiori, qualche positivo avvenimento sarebbe fiorito durante l'anno; le croci erano simbolo di morte; le spighe recavano buone novità ; due torri simboleggiavano certezza assoluta di matrimonio
Le ragazze tentavano, attraverso la forma approssimativa del disegno, di indovinare la professione del futuro sposo: se l'albume ricordava la forma di una pecora lo sposo sarebbe stato un pastore; un incudine indicava che sarebbe stato un fabbro, una penna o un libro che si sarebbe trattato di un uomo colto, una barca di un marinaio, una zappa di un contadino ecc.
Sempre le giovinette, la vigilia della festa prendevano tre fave: una con la corteccia intera, una senza, la terza spezzata nella parte superiore. La sera, coricandosi, la mettevano sotto il cuscino. Durante la notte dovevano prenderne una a caso: se prendevano quella intera sarebbero state ricche, se sceglievano quella senza corteccia sarebbero diventate o rimaste povere, se invece coglievano la fava spezzata non sarebbero state né ricche né povere. Altri, sempre per conoscere il futuro, bruciavano la corolla di un cardo e la lasciavano fuori tutta la notte. Al mattino andavano poi a scrutarla: se si presentava di un colore rossastro era segno di buona fortuna, se invece appariva nera era indizio di sicura sfortuna.
Chi possedeva sulla propria terra alberi di noce, all'alba del 24 giugno si recava a legare i tronchi con una corda ricavata intrecciando spighe di orzo ed avena. Era importante compiere questa operazione per avere frutti buoni ed abbondanti. A settembre, periodo della raccolta delle noci, la corda di spighe sarebbe stata tutta rinsecchita, ma le noci buone e soprattutto abbondanti.
Le donne invece, all'alba di San Giovanni, raccoglievano 27 noci e tornate a casa le affettavano con il mallo in cui erabo ancora racchiuse. Le ponevano poi a macerare per 49 giorni in alcool. Trascorso questo tempo strizzavano i frutti e con il liquido ottenuto, al quale si aggiungeva altro alcool e zucchero, si riempivano le bottiglie che si tenevano all'aperto per qualche notte. Questo sciroppo serviva ottimamente per calmare il mal di testa, mal di stomaco ecc.
Molti mangiavano lumache per San Giovanni, sicuri che quell'alimento li avrebbe preservati dalla sfortuna. La lumaca infatti é ritenuta un simbolo lunare che indica la rigenerazione periodica a causa dei cornetti che mostra e ritira alternativamente così come la luna che appare e scompare nella sua ciclica morte e rinascita.