Mostra di Meo Manzoni a San Marino
il 17 aprile 2010
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Penso a tesori nascosti. Per le tele di Bartolomeo Manzoni Borghesi, per Meo, ho infatti voluto trascrivere questi versi di Aldo Palazzeschi: “ Tre casettine / dai tetti aguzzi / un verde praticello / un esiguo ruscello: Rio Bo / un vigile cipresso. / Microscopico Paese, è vero / paese da nulla, ma però…/ c’è sempre di sopra un stella, / che a un dipresso…/ occhieggia con la / punta del cipresso di Rio Bo / Una stella innamorata! / Chi
sa? / se nemmeno ce l’ha / una grande città.
Gia! Anche in piccoli Paesi e, per San Marino, in piccole Nazioni c’è sempre una stella delle arti, delle scienze o delle lettere, che brilla. Spesso e purtroppo, senza ammiratori ed anche al di sopra di nubi della dimenticanza e della disaffezione per luoghi e persone degne di plauso umanistico e stima corale. Non per nulla, “l’ignoto” Meo ecco che riemerge dall’oblio, e dal suo stesso desiderio di non voler apparire.
Infatti, non propose mai le sue tele ed i suoi disegni allo stupore di ammirati spettatori. Oggi, invece, viene premiata una “cerca”. Quella del Dottor Giuseppe Arzilli che ha saputo, negli anni, arricchire, una sua collezione, con opere, sempre molto belle, del suo amico Bartolomeo. Ma, Pino Arzilli ha dovuto cercare ancora. Ha dovuto aprire la riservatezza quasi genetica di Gaetano Manzoni Borghesi, il figlio del Maestro. Intento a difendere i meriti, appunto di padre in figlio!, di una umanissima tutela del privato.
Pertanto, un autentico “forziere” di tele e tele è stato aperto e dunque ordinato in questa Galleria che così si attiene di nuovo, con Meo, al suo fine precipuo di privilegiare mostre non solo di opere figurative. Se avessi la fortuna di essere un vero critico d’arte comincerei con il dire: Bartolomeo Manzoni Borghesi è un grande “regista” capace di disporre con perfetta armonia scene e persone nel suo “teatro” pittorico, dove lo scontro e l’incontro di colori e luci mette il movimento nella stasi del disegno.
Direi inoltre che il Maestro, con pudore ma in modo chiaro e distinto, intinge i suoi pennelli anche nella perfetta conoscenza nella grande pittura di tutti i tempi. Colora cavalli in fuga in una penetrante prospettiva che
richiama, fra gli altri, Paulo di Dono - Paolo Uccello. Poi, con un salto di secoli, ecco la memoria di Amedeo Modigliani e Carrà e Morandi e lo stesso Burri. Perché, il Sammarinese, ha messo, più volte, nella policromia
di campi lavorati, visioni quasi astratte e, nello stesso tempo, più vere del vero.
Nei ritratti, Bartolomeo Borghesi, raggiunge quindi una espressività tutta racchiusa in brevi macchie e assorte sopraciglia… Ma, dicevo, io non sono un critico d’arte. Tuttavia, trascrivo un ultima osata censura: lo spettatore ai quadri di Bartolomeo Manzoni Borghesi si soffermi, con attenzione, alla “presenza” spesso struggente del sentimento del tempo. Il pittore pare affacciarsi sui panorami come fosse impedito da una “siepe”. Una Siepe oltre la quale, un altro Conte, Giacomo Leopardi, naufragò nell’Infinito. Francesca Brugnettini Galleria San Marino (fonte Tribuna Sammarinese del 14/4/2010 pag 9)