Frammenti di Memoria: la mostra di Liliana Quadrelli
dal 24 al 31 agosto 2011
vedi sulla mappaRimini Altro
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Apertura della suggestiva mostra personale della pittrice e affrescatrice riminese Liliana Quadrelli, che presenta nella propria città significativi frammenti della sua esperienza: la mostra rimarrà aperta, presso la Sala degli Archi, in Piazza Cavour a Rimini, dal 24 al 31 agosto 2011 - dalle ore 18 alle 23. Inaugurazione: Mercoledì 24 agosto, ore 18.
Questo contemperare il mondo oggettivo con la luce dell’interiorità può far ricordare Van Gogh quando sostiene che i veri pittori non analizzano aridamente le cose, ma le dipingono così come le sentono.
Liliana Quadrelli esprime una preparazione vasta e approfondita. Spazia dall’affresco all’olio, dalla scultura, utilizzando vari materiali, ad una tecnica mista da lei stessa elaborata, che è la sua voce in pittura e con essa modella le immagini esterne adeguandole al proprio sentire.
L’artista rivela una mano felice nel disegno, che è incisivo e fedele ai soggetti considerati, ma tale rispetto del vero non condiziona la libertà creativa e l’interpretazione. Al proposito consideriamo la rilettura pittorica degli angeli musicanti di Agostino di Duccio. Sembra che il pennello scolpisca il marmo, sulla modulazione delle forme si muove una luce antica e nuova, un sentimento di ammirazione che le accarezza e se ne appropria.
In certi lavori, come nei “decori”, il segno si sviluppa quasi in un gioco che risponde all’armonia della danza. I risultati, che sembrano facili, derivano dalle doti innate valorizzate dall’esercizio quotidiano. “Non c’è pittura senza disegno”, scriveva Annigoni. Nel trompe l’oeil, che pure impegna l'artista, l’intera esecuzione è spesso, soprattutto, affidata al tracciato delle linee. Commissioni dì questo contenuto le sono pervenute da varie parti. Sono immediatamente fruibili perché parlano col massimo della chiarezza, come se la superficie piana avesse tre dimensioni.
E’ interessante soffermarsi sulla versatilità in campo grafico che, giova sottolineare, riferisce mimeticamente il dato reale, ma pure lo interpreta e personalizza. Al proposito si vedano delle opere che rappresentano la trasparenza dell’acqua. Esse ci conducono nel nostro mare, dove l’acqua è bassa vicino alla spiaggia e traspare nitido il grande letto di sabbia trascorso da corrugamenti leggeri. Il giallo del fondale è luminoso nelle vicinanze, poi declina e si spegne sopraffatto dall’azzurro, il quale lontano, verso l’orizzonte, si perde nell’abisso del blu. L’acqua si muove lenta e accende riflessi, nastri o filamenti d'argento, sviluppa disegni liberi che vaniscono e tornano in forme mutate. Queste improvvisazioni della natura e squilli di irradiazioni sono certamente autentici, ma rimandano anche ad una tessitura astratta, così che il razionale s’incontra col gesto, con l’istinto, col caso.
Compaiono i nudi, ora fermi e statuari, chiusi nell’immobilità dei silenzio. Sono evocati in maggior misura dalla forza del disegno. Nati come appunti oppure studi, valgono a tutti gli effetti quali compiute espressioni d’arte. Non presentano indugi nei particolari, la mano dell’autrice si muove rapida conferendo la vita dell’ispirazione alle modelle che posano in varie e talvolta non consuete posizioni. Il segno, subito colore. si muove, si spezza, suggerisce o dichiara le sagome e le fisionomie, poi si sfalda e sbriciola in frantumi, atomi pulviscolari in una spada di sole.
Altre volte le presenze sono corali nei canapi delle tele. Le scene si svolgono ancora tramite il segno rigoroso eppure morbido. I corpi, prevalentemente femminili, dalle forme accennate e seducenti, sono sul punto di volare nelle dimensioni diverse, ma che si fondono, del tempo e dello spazio.
Nei ritratti il disegno diviene ancora più fluido, l’attenzione si ferma sui valori cromatici degli incarnati, le sembianze emergono da intonazioni soffuse, poi vengono alla riva della conoscenza distintamente, le luci si addensano e diradano per modellare le membra. Le positure e le espressioni si caricano di valenze psicologiche.
Liliana Quadrelli, sostenuta dal demone della ricerca, affronta una fatica quotidiana che è di certo liberatoria, dalla quale germinano nuovi stimoli, idee, possibilità, quindi quadri, soluzioni tecniche, elaborati plastici. Tutti i suoi prodotti, ma con maggiore urgenza e in primo luogo i paesaggi, gli scorci cittadini, marini e portuali, sono pervasi da un senso di attesa, come fossero sospesi e contesi fra la natura e la mente. Nei colori si consuma la bellezza del presente sempre provvisorio, che corre incessante tra il passato e l’ignoto. Essi non sono assoluti, ma in movimento, passano da un valore ad un altro, dalla luce all’ombra, si stemperano, declinano, recano l’impronta del mondo interiore.
Ogni quadro è una fucina di colori. Ecco le vele, verso l’ultimo tramonto, si intravedono in una brezza di rosso, con diluizioni gialle, celesti e baluginare o parvenze di altri riverberi cromatici.
In qualche stesura risuonano le note del rosso mattone parzialmente commiste ai marrone e al grigio. Ma la loro insistenza è breve e limitata, perché presto si rompono e disseminano intorno (oppure nella memoria) le proprie macerie.
Questi dipinti hanno i colori del silenzio, è stato sopra detto, e della solitudine. In tali dimensioni l’artista si raccoglie per fondere se stessa, e confondersi con quanto a livello pittorico la interessa.
Liliana Quadrelli è abile e spontanea nel ritrarre le figure intere, i nudi e i mezzibusti, ma i vertici della sua poesia sono anche o soprattutto in quelle vedute spoglie di vegetazione dove, nei corsi d’acqua, si specchiano le rocce ed il cielo oppure nelle campagne corianesi, nelle convalli ubertose che conoscono i segreti delle stagioni.
Franco Ruinetti