Mostra di pittura di Anno Matthias Henke
dal 10 al 21 maggio 2010
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MOSTRA PERSONALE DI PITTURA :
“FLESH”
AUTORE :
ANNO MATTHIAS HENKE
ORGANIZZAZIONE :
TEATRO ARTE E SPETTACOLO S.C.A.R.L.
ARS.CREATIV@ ASSOCIAZIONE CULTURALE
CURATORI:
LUIGI DATI
CHIARA SERRI
COLLABORAZIONE :
ARCOSCENICO ASSOCIAZIONE CULTURALE
ASSOCIAZIONE ITALIANA DI BIOPSICOSINTESI
SEDE :
SALA CELESTE
VIA CASTIGLIONE N.41 – BOLOGNA
PERIODO :
10 MAGGIO 2010 – 21 MAGGIO 2010
INAUGURAZIONE :
LUNEDI' 10 MAGGIO 2010 ORE 18,00
ORARIO :
FERIALI 18,00 / 19,00 (SUONARE) DA LUNEDI' A VENERDI'
NO SABATO E FESTIVI
BIGLIETTO :
INGRESSO GRATUITO
" FLESH "
Flesh
di Chiara Serri
Era il fatidico 1968 quando Andy Warhol produceva “Flesh”, primo titolo della trilogia diretta da Paul Morrissey e prima pellicola ufficialmente distribuita dalla Factory.
Un film che, a distanza di anni, sorprende più che per la scabrosità dei temi, per il modo in cui gli stessi vengono raccontati, lasciando ampio spazio all’improvvisazione.
Non a caso, l’artista tedesco Anno Matthias Henke sceglie di raccogliere sotto questo titolo le sue opere recenti, certo in riferimento alla carne (flesh) e allo scenario apocalittico di una città in disfacimento, ma anche e soprattutto in relazione al gioco di parole che facilmente si crea con il termine “Flash”, che indica invece la parte preliminare di un’opera, raccolta in un lampo di luce rapido quanto un’idea.
Rispetto alla produzione precedente, estremamente densa e stratificata, i dipinti realizzati tra il 2009 ed il 2010 sembrano, infatti, aprire ad una nuova modalità espressiva, ad un incedere pittorico in cui il colore lascia trasparire gradualmente la tela e lo stadio germinale dell’opera, nonostante il tema e le pennellate siano estremamente pesanti.
Città immaginarie ma per nulla irreali, metropoli post-atomiche che rimandano alla cinematografia espressionista e al mondo del fumetto.
Nella pittura di Henke la natura è, infatti, assente o scheletrita, mentre lo scenario urbano diventa l’inquietante habitat “naturale” di un uomo profondamente solo ed alienato.
Un paesaggio, spesso indefinito, che in alcuni casi risulta riconoscibile per l’introduzione di elementi emblematici - il Muro di Berlino, la Statua della Libertà - che conferiscono un volto alla città, anche se in fondo queste megalopoli, come del resto quelle reali, si assomigliano tutte, senza distinzioni tra Berlino, New York o la Metropolis di Fritz Lang.
La figura umana, il più delle volte di spalle, senza volto o mascherata, non rappresenta un singolo individuo, ma tutta l’umanità, vittima e artefice di quelle scelte sconsiderate che hanno messo in crisi il rapporto tra uomo e natura.
Come dicevamo all’inizio, però, pur nell’ambito di una visione sostanzialmente negativa della società contemporanea, l’opera si apre allo spettatore con una scelta cromatica gridata e vitale, intima espressione di una volontà di denuncia, ma anche di una sottile speranza, che si respira nel battito d’ali di una farfalla.
Tutti elementi che, come spiega l’artista, nascono dalle macchie, dagli spruzzi e dai pigmenti acquosi stesi sulla tela assecondando il caso, poi sottoposto a manipolazione consapevole.
Dopo una prima fase in cui il gesto esprime l’inconscio ed il sogno, un po’ come avveniva nei celebri frottages di Max Ernst, il caso viene direzionato e l’olio si sovrappone alla base, dando forma agli edifici e alle figure che dominano la scena.
Una ricerca in cui i colori diventano suoni, gli incastri e le sovrapposizioni ritmo, perché Anno Matthias Henke è certo pittore, ma anche noto musicista, autore di vari progetti Punk, Alternative e Wave, documentati da numerose pubblicazioni discografiche.
Del resto, lo stesso Kandinskij, quando ne “Lo spirituale dell’arte” descriveva la propria pittura sembrava parlare piuttosto di un brano musicale con “lotte di toni, l’equilibrio perduto, principi che decadono, inattesi colpi di tamburo, grandi domande, aspirazioni apparentemente insensate, impulso e nostalgia e desiderio in apparenza lacerato, catene e vincoli distrutti che uniscono, opposti e contraddizioni”.