Cesenatico Capitale Mondiale Del Tiro Alla Fune
dal 25 al 28 febbraio 2010
vedi sulla mappaCesenatico Altro
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Hanno già aderito oltre una dozzina di squadre Nazionali e di club tra le quali: Paesi Baschi, Olanda, Inghilterra, Scozia, Francia, Irlanda, Giappone, Cina e naturalmente l’Italia.
SVILUPPO
L'apporto dei corpi militari inglesi, e in particolare della Marina, alla diffusione del tiro alla fune in Europa si conferma anche nel caso italiano, con Genova capitale delle prime selezioni azzurre per i Giochi di Anversa 1920 e della presenza di ufficiali e militari di Sua Maestà: negli anni seguenti, infatti, il tendenziale processo di sviluppo seguito dall'Italia, ricalca a tinte più nette, quello degli altri Paesi europei.
SUPERFICI DI GIOCO: DALLA TERRA ALLE PEDANE
In chiave tecnica, si conferma l'approdo della sua pratica sulla terra prima e sulla superficie bituminosa delle pavimentazioni stradali poi, attorno agli anni '50. Il tentativo, reso quasi obbligatorio dall'indisponibilità di aree pianeggianti prive di coltivazioni, cede tuttavia il passo, poco alla volta, all'avvento delle pedane di legno ricoperte di superfici speciali molto aderenti lunghe circa una quarantina di metri, periodicamente omologate dalla federazione internazionale. Né la vasca ricoperte di terriccio, né il bitume, difatti, danno risultati apprezzabili sia per le spese di preparazione (le prime), sia per la diseguale uniformità dello strato bituminoso più o meno ruvido a seconda della collocazione in gara dei vari team (il secondo).
L'ITALIA DEI COMUNI MEDIEVALI
In chiave agonistica, in Italia, si moltiplicano, invece, le competizioni a carattere storico e sociale fra città e, nell'ambito di queste, fra borghi, rioni e contrade: la storia medievale e rinascimentale permette così la rievocazione di antiche sfide accomunate generalmente sotto l'etichetta di Palio, che si estende così ben oltre i confini delle città di più lunga tradizione.
IL TIRO ALLA FUNE NEL SECONDO DOPOGUERRA
Dopo aver vissuto l'estromissione dai Giochi olimpici, il tiro alla fune resta inserito fra le specialità dell'atletica, senza tuttavia avere alcun riconoscimento ufficiale. Questa mancanza relega il tiro alla fune ad una dimensione di nicchia, legato cioè alle sagre, alle feste e a tornei amatoriali, ma privo di una dimensione sportiva e agonistica. A livello internazionale, nasce la Twif alla fine degli anni '50. L'Italia tenta una scappatoia.Faenza, addirittura, riscopre il tiro alla fune, attraverso l'idea diffusa da una parrocchia negli anni '60: la nascita di un campionato romagnolo, in gara unica. L'istituzione di un apposito ente sportivo focalizzato sul tiro alla fune si concretizza materialmente qualche decennio dopo. La Federazione di tiro alla fune ha sede a Piacenza negli anni '80. Quindi nei primi anni '90 si costituisce la Fistf (Federazione italiana sport tiro alla fune).
GEOMORFOLOGIA DELL'ITALIA: TIRO ALLA FUNE OUTDOOR E INDOOR
Sotto il profilo geo-morfologico, invece, le caratteristiche della penisola e delle isole italiche, contraddistinte da regioni con territori prevalentemente montuosi o collinari, impediscono lo sviluppo del tiro alla fune nel Centro Sud, in quelle aree, fra l'altro, in cui l'agricoltura offre opportunità di lavoro stagionale che, di fatto, vincolano la pratica sportiva del tiro alla fune outdoor (all'aperto). Pertanto, la creazione della pedana favorisce nel tempo la pratica sportiva del tiro alla fune in versione indoor (al coperto), durante i mesi invernali. In questo periodo gli atleti conciliano meglio le attività professionali con gli allenamenti e la preparazione fisico-atletica richiesta per svolgere dignitosamente la competizione agonistica: il tiro alla fune indoor - che si pratica nei palasport, nelle palestre, nelle tensostrutture, nei locali chiusi su apposite pedane agevola notevolmente il compito. Le pedane sono lunghe poco meno di 40 mt, larghe circa 1 mt e rivestite di una superficie in materiale gommoso.
Il CONI RICONOSCE UFFICIALMENTE IL TIRO ALLA FUNE
Il tiro alla fune, come disciplina sportiva, ottiene il riconoscimento dal massimo ente sportivo nazionale. La svolta è del marzo 2001. La Figest (Federazione italiana giochi e sport tradizionali), disciplina associata Coni, accoglie il tiro alla fune al suo interno, unitamente ad una dozzina di altre specialità sportive, ancorate tuttavia alla tradizione dei giochi popolari: lancio del ruzzolone, della ruzzola, della forma del formaggio, boccia alla lunga su strada, palet-piastrelle, morra, rulletto, lippa, fiolet, rebatta e tsan.
La regolamentazione tecnica e l'organizzazione di campionati e competizioni, invece, è affidata alla Federazione italiana sport tiro alla fune (Fistf) la cui attività è partita otto anni prima (1993): in Italia, infatti, erano presenti numerose società o club raggruppati soprattutto in Emilia-Romagna, Friuli, Lombardia, Toscana, Trentino, Veneto, regioni che garantiscono inizialmente la costituzione del nuovo ente.
Le garanzie richieste a livello internazionale si delineano due anni dopo: la rappresentativa azzurra partecipa ai suoi primi campionati internazionali (Europei indoor - Spagna 1996). Nel frattempo la Twif (Federazione internazionale tiro alla fune) entra più direttamente nell'orbita Cio, un passo decisivo verso l'ingresso della Fistf entro la Figest.
Nel 2001 s'aggregano al movimento Piemonte, Marche e Umbria. L'anno seguente, invece, è il turno di Campania, Lazio e Liguria.
L'Italia, così, s'affaccia poco alla volta alla dimensione internazionale sia a livello di rappresentativa nazionale, sia di club.