Moby Dick Giorgio Albertazzi
dal 05 al 06 gennaio 2009
vedi sulla mappaPiacenza Altro
Nessun porto. Nessun focolare. Nessuna consolazione. Ancora partire. Andare verso un nuovo viaggio. Definitivo? NO. Un viaggio. Forse più complicato. Forse più esigente.
Lontano da tutto “IL FATTO “. Lontano da tutto “IL DETTO”. Oltre i ricordi. Oltre la nostalgia di ciò che è stato. Le sicurezze. Le certezze di sempre. Affidarsi ai ricordi sarebbe come restare ancorati a radici morte.
Per continuare a solcare i liberi mari della conoscenza bisogna esser capaci di ogni sradicamento.
Partire per non tornare. Il non ritorno; come quello dell’Ulisse di Dante e non di Omero. Il non ritorno; come quello di Achab, che sceglie di non tornare. Non si può tornare, quando il riflesso di ciò che vediamo nell’implacabile specchio della coscienza non è più la paura del “non esserci” ma è la grande solitudine dell’ancora “esserci”. È l’assordante silenzio che ci assale ai ”PERCHÉ ORA, QUI?”. Ai “PERCHÉ UOMINI ?”. Ai “CHE COSA È UN UOMO?”.
Domande che non ci condurranno mai a nessun porto sicuro, dove sentirsi finalmente a casa.
Camminare sicuri. Sulla terra ferma. Sulle strade da noi tracciate. Sui marciapiedi. Nelle piazze. Fieri del nostro ESISTO.
Chi sceglie il mare, sceglie le leggi della natura e non dei cittadini.
Chi sceglie il mare, sceglie di non camminare. Sul mare non si cammina. È lui che ci conduce, che ci culla, che ci sbatte, che c’innalza verso il cielo, ci sprofonda verso gli abissi. Sono le acque a decidere di noi. Quell’acqua da cui traggono principio tutte le cose. Quell’acqua che, grazie a un potere divino, può trasformare tutte le cose. Fagocitare i luoghi dove noi abbiamo annidato le nostre sicurezze, eretto le nostre cattedrali, sotterrato le nostre memorie. Quell’acqua che ci alimenta, ma che con un solo schiaffo ci uccide. Dal porto in mezzo al mare non ci può essere ritorno. Non si può fuggire dall’oceanica consapevolezza di essere arrivati ad un traguardo di vita, oltre il quale non si può andare. A quel punto la scelta, quella dell’“essere o non essere” oppure la non scelta e quindi tornare indietro; ma sarebbe come non aver mai viaggiato, sarebbe come mettere un punto.