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Descrizione dell'Evento

Un atteso ritorno sulle scene quello di Marianna Ucrìa, l'eroina di Dacia Maraini trasmigrata con pari successo dal blasonato romanzo pubblicato nel 1990 (e vincitore del “Campiello”) al pluripremiato dramma subito commissionatole dallo Stabile di Catania, nella persona dell'allora direttore artistico Pippo Baudo.

domenica 7 gennaio
La lunga vita di Marianna Ucrìa
di Dacia Maraini
con Mariella Lo Giudice e Luciano Virgilio 

 Uno spettacolo che ha lasciato un segno nella memoria degli spettatori, affascinati dalla produzione del teatro etneo (premio AGIS Taormina Arte e premio IDI per la migliore regia a Lamberto Puggelli). L'appuntamento si rinnova oggi con la fedele ripresa della mise en scène affidata ancora a Lamberto Puggelli per la regia, Roberto Laganà Manoli per le scene e i costumi, Giovanna Busatta per le musiche, Franco Buzzanca per le luci. Un cast di qualità annovera più di venticinque attori, per altrettanti e più ruoli. Con Mariella Lo Giudice, Marcello Perracchio, Pietro Montandon agiscono sulla scena Ester Anzalone, Antonietta Carbonetti, Egle Doria, Raffaella Esposito, Evelyn Famà, Silvio Laviano, Adelaide Messina, Margherita Mignemi, Salvo Piro, Elena Sbardella, Davide Sbrogiò, Manuela Ventura.
Tra i tratti distintivi della programmazione del TSC risalta da sempre la promozione della letteratura isolana: non solo la drammaturgia, ma anche la narrativa, con numerose riduzioni o, come in questo caso, vere e proprie riscritture, appositamente commissionate e premiate da larghi consensi di critica e di pubblico.
Un compito doveroso, istituzionale: si delinea così un lungo elenco di produzioni che hanno significativamente cadenzato i quasi cinquant'anni di storia del teatro etneo: dai Malavoglia verghiani al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, dal Marchese di Roccaverdina di Capuana alla Cattura di Pirandello, per non citare che alcuni titoli, fino ai recenti adattamenti degli Anni perduti di Brancati, I Beati Paoli di Luigi Natoli, Retablo di Consolo.
Una considerazione a parte merita, in quest'ambito, la versione teatrale del romanzo della Maraini: un'autentica scommessa tradurre per la scena una vicenda che non solo ha per protagonista una mutola, ma è imperniata sulla non comune vivacità intellettuale della stessa, che si estrinseca nella mirabile capacità di comunicare e apprendere attraverso la scrittura. Il teatro, tuttavia, per sua natura, privilegia il gesto e la parola parlata.
Avvezza alla narrazione come alla drammaturgia, la Maraini ha curato con entusiasmo il lungo e complesso passaggio dal romanzo alla scena di questo stupefacente affresco di storia isolana, opera di un'autrice siciliana per parte di madre, come appunto Dacia, figlia dell'abruzzese Fosco e della palermitana Topazia Alliata di Salaparuta.
"Nel testo teatrale - spiega lei stessa - la novità sta nello sdoppiamento di Marianna, ora giovane che osserva una se stessa invecchiata e diversa, ora anziana che rivolge lo sguardo sbalordito a una se stessa infantile e acerba. Questo gioco di prospettiva mi ha permesso di mantenere qualcosa dello stile metaforico, ragionato del romanzo". Nessuna riduzione o sceneggiatura, dunque: piuttosto, come si diceva,
un dramma che ricordasse la bellezza del racconto, una saga familiare ambientata nella Palermo del Settecento, nelle case nobiliari che celano sotto la ridondanza figurativa il tarlo insinuante della decadenza.
Una vicenda provocatoriamente al femminile che inneggia all'intelligenza di una personalità vincente, in un secolo in cui essere sordomuta equivaleva ad un'interdizione a tutti gli effetti. Il dramma segue fedelmente con mirabile sintesi lo sviluppo del romanzo, incentrato sul personaggio della duchessa Marianna Ucrìa, resa "mutola" dalla violenza sessuale subita a sei anni e tuttavia capace di contrastare la propria menomazione fino a diventare la donna più colta di Palermo.

PER INFORMAZIONI O PRENOTAZIONI
Teatro G. Magnani
Piazza Giuseppe Verdi - 43036 Fidenza
Tel. +39 0524517218 - 522044

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