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Leo Gullotta Il piacere dell Onesta

dal 05 al 06 novembre 2009

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Piacenza Altro

Descrizione dell'Evento

Leo Gullotta porta in scena Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello. Un altro testo pirandelliano scelto da Gullotta, che già con L’uomo, la bestia e la virtù aveva ottenuto uno straordinario successo di critica e di pubblico, 95.000 presenze in tutta Italia nei tre anni di tournée, e la candidatura come miglior attore protagonista ai Premi Olimpici del Teatro 2008.La commedia affronta uno dei temi cari a Pirandello: l’onestà, una scelta ponderata e voluta da Leo Gullotta che porta in scena Il piacere dell’onestà con lo stesso gruppo artistico del precedente spettacolo,diretto dal regista Fabio Grossi.

Portata per la prima volta in scena il 27 novembre 1917 da Ruggero Ruggeri con la sua compagnia nel Teatro Carignano di Torino, Il piacere dell’onestà, il cui disegno drammaturgico è tratto dalla novella Tirocinio del 1905, racconta di Angelo Baldovino,
uomo fallito e di dubbia moralità, che accetta solo per il piacere dell’onestà di sposare Agata, ragazza di buona famiglia che aspetta un bambino da un uomo maritato, il
rispettabile marchese Fabio Colli. Onestà, parola di grande effetto per il periodo in cui Pirandello concepì la sua opera, parola di lacerante contesto in questa nostra travagliata epoca, dove prodotti e momenti di vita vissuta vengono modificati in maniera cangiante e definente, sull’orlo di un dramma che si pone di fronte all’eterno aut di una società alla ricerca di un’equa liceità. (…) Nella visione pirandelliana il nostro protagonista, nell’indossare il costume dell’Onesto, adotta il colore del diverso, in una fauna di anime mostruose, e la condotta morale del Baldovino diventa da questo momento inattaccabile e questi si chiude dentro la propria onestà sfidando
convenzioni sociali ed egoismi personali. (…) Messo alle strette nella manovra estrema di farlo contravvenire alle proprie responsabilità, Angelo Baldovino continua
a mantenere intatta la propria ‘maschera’ di uomo onesto, finendo così per mettere spietatamente a nudo la disonestà di tutti gli altri.Come nel precedente lavoro
del maestro agrigentino, affrontato con Gullotta, L’uomo, la bestia e
la virtù, l’uso ideale della maschera per far fronte alle perbenistiche convenzioni di una società si ripropone con forza. (…) Tutta la vicenda,letta oggi con occhi rapportati alla realtà in cui mi muovo, fa sì d’indurmi a rappresentarla come una gran bella favola, dove il “cattivo” prende su di sé l’immagine del buono e le anime dei così detti “perbene” assumono l’espressione della bestialità.

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