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Lei dunque capirà  di Claudio Magris

dal 06 al 07 febbraio 2008

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Cesena Teatro Bonci Altro

Descrizione dell'Evento

Lei dunque capirà  é il racconto di un amore totale e fallito, di un'unione struggente e rifiutata; la donna che parla da un'oscurità  misteriosa mostra una forza tenera e spietata nello svelare la grandezza e le meschinità  della vita e della morte.

 Un'acre e dolorosa consapevolezza della passione, delle sue gioie e miserie, la porta é nel ricordo della felicità  condivisa, che non vuol distruggere con l'angosciosa conoscenza acquisita ? a non incrinare le imperiose sicurezze dell'uomo amato, a rinunciare a lui per proteggerlo, in una stanchezza che nessuno, tranne il nascosto interlocutore cui si rivolge, può capire.
Claudio Magris si muove tra esperienza personale e mito, tra volontà  di fuga e intensità  della presenza, tra leggerezza e tragedia, tra volontà  di sapere e interrogativi cui non si può rispondere.
Con una scrittura sapiente e limpida, dall'impatto quasi musicale, Lei dunque capirà  dà  voce a una straordinaria figura di donna, vittima e prevaricatrice, in un disincantato e toccante omaggio alla femminilità .
Dicono di quest' opera:
Lucilla - Anche in questo breve racconto si riconosce l`inconfondibile raffinatezza che contraddistingue la scrittura di Magris. La protagonista - novella Euridice - ci trasporta in una dimensione sospesa tra la vita terrena e ultraterrena e pone importanti interrogativi sul mistero della vita e della morte.
Lorenza - In 55 pp. il senso dell'amore: il dono totale di sè. Questo unisce la scrittrice Marisa Madieri, scomparsa alcuni anni fa, al marito Claudio Magris. E' lei l'io narrante e, in fondo, l'autrice stessa di questo splendido libro.
yvonne - Confessione mitologica Il testo é sconvolgente, come e forse più de'La mostra', al quale fa da contrappunto e da continuazione. Il personaggio femminile de 'La mostra', Maria-Alcesti, 'agito'da Timmel, trova qui una voce ancora mitica in una contemporanea e sorella Euridice, personaggio anch'esso che nella mitologia non aveva avuto voce in quanto 'agito' da Orfeo. àˆ ancora una volta una intuizione geniale e originalissima di Magris: i suoi numerosi personaggi monologanti, anonimi e non, finora erano tutti uomini. Un monologo al femminile é un 'unicum', così come lo é la dichiarata capacità  di questa figura femminile di essere razionale -e dunque spietata- eppure amantissima -e dunque irrazionalmente legata al suo uomo-figlio-riscatto sociale-proiezione poetica in senso lato. La creatività  'materna' della donna trova una sua specularità  nella creatività  poetica dell'uomo-Orfeo, del poeta; però la forza dell'iniziativa femminile é tanto più grande, per quanto poco appariscente, rispetto a quella di lui, appariscente ed ufficiale, però fragile e contorta, spesso nevrotica e accartocciata. Il buio della Casa di Riposo sembra illuminato, cancellato di colpo dalla splendente lucidità  di Euridice che non si lascia prendere per mano e poi, ancora una volta, abbandonare per una ' distrazione' da Orfeo , tutto assorto nel suo ruolo di poeta; qui é lei, invece, il vero e unico 'timoniere' di questa traversata del mondo delle ombre che inizia e s'interrompe solo grazie a lei, come e quando lei decide e vuole. Euridice non ha bisogno di essere salvata, non lo ha avuto mai; é Orfeo che ne ha disperatamente bisogno, come sempre gli é accaduto. Come un neonato si attacca al seno di lei, succhiandone la linfa vitale (ecco di nuovo la Alcesti-Maria de 'La mostra') e come un guerriero che non osa confessare le sue paure -difatti tutt'al più le canta immortalandole sulla cetra come paure di altri- se ne serve come d'uno scudo contro i dardi nemici intrisi di veleno. O forse sono quei dardi avvelenati che egli stesso non si accorge di scagliare ovunque e che magari si ritorcono anche contro di lui, ben protetto dal seno-scudo di Euridice. Euridice non gliene vuole, lascia che il veleno la penetri e la distrugga perchè la sua porzione di felicità , pure se a volte strappata con le unghie e coi denti,é stata pur sempre totale, inebriante.

Sulamita - Anche in questo libro, piccolo ma molto intenso, un viaggio, nel continuo e infinito viaggiare di Magris. Ma questa volta un viaggio negli inferi che in realtà  é un viaggio nel profondo dell'io. E'la voce della sposa scomparsa che ci dà  conto della forza e della debolezza dell'autore, ma soprattutto della riuscita di quell'esodo da sè che solo l'amore vero é capace di attuare. Un esodo reciproco, con l'ultimo gesto d'amore che rende totale e perfetto quello della moglie. Ed é perciò con grande commozione che, aprendo questo splendido libro, ci é dato di cogliere fin dalla dedica indirizzata ai due figli il frutto maturo di questo amore senza fine.

Rosa Dimichino - Un piccolo libro, ma di quanto peso...! Un libro intimamente religioso, perchè in esso si divela l'essenza, il senso ultimo dell'amore, la sua perfezione. Accanto infatti al mito pagano di Orfeo ed Euridice,esplicitamente evocato, emergono più gelosamente dal profondo di una scrittura carica di risonanze sapienziali e salmiche, gli accordi e i movimenti della più bella e compiuta sinfonia dell'amore che mente umana abbia potuto concepire e orecchio umano ascoltare: il "Cantico dei cantici". Amore oltre la morte.Ecco il sigillo posto su questo magnifico libro: il sigillo che Claudio Magris porta impresso nel suo cuore.

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