La sirena: drammaturgia di Luca Zingaretti
dal 23 al 27 febbraio 2011
vedi sulla mappaTeatro Sperimentale Ancona Altro
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Nel tardo autunno del 1938 due uomini si incontrano in una Torino a entrambi estranea. Paolo Corbéra é nato a Palermo, giovane laureato in Giurisprudenza, lavora come redattore de "La Stampa". Rosario La Ciura é nato ad Aci Castello, ha settantacinque anni, ed oltre ad essere senatore, é il più illustre ellenista del tempo, autore di una stimata opera di alta erudizione e di viva poesia. Il primo risiede in un modesto alloggio di via Peyron e, deluso da avventure amorose di poco valore, si trova "in piena crisi di misantropia". Il secondo vive in "un vecchio palazzo malandato" di via Bertola ed é "infagottato in un cappotto vecchio con colletto di un astrakan spelacchiato", legge senza tregua riviste straniere, fuma sigari toscani e sputa spesso. I due sconosciuti si incontrano in un caffè di via Po ("una specie di Ade" o "un adattissimo Limbo") e, a poco a poco, entrano in una garbata e cordiale confidenza. Tra riflessioni erudite, dialoghi sagaci, battute cinicamente ironiche, i due trascorrono il tempo conversando di letteratura, di antichità , di vecchie e nuove abitudini di vita.
In un immaginario viaggio, geografico e temporale tra il Nord e il Sud, emerge un mondo costruito sulla passione e l'estasi. Alle iniziali avventure del giovane con "sgualdrinelle ammalate e squallide , di un'eleganza fatta di cianfrusaglie e di moinette apprese al cinema, a pesca di bigliettucci di banca untuosi nelle tasche dell'amante" si sostituisce, in modo tanto sinuoso quanto dirompente, l'amore del vecchio per una creatura dal sorriso che esprime «bestiale gioia di esistere, una quasi divina letizia", dal " profumo mai sentito, un odore magico di mare ", dalla voce che pare un canto.
La Sirena, di cui Luca Zingaretti non é solo interprete ma anche curatore della regia e dell'adattamento drammaturgico, é uno spettacolo tra la carnalità del Presente e la spiritualità dell'Antichità su cui emerge la ricchezza della poesia della terra siciliana da dove sembra palpitare quella melensa e liquorosa stasi del vivere che connota gran parte dei paesaggi e degli uomini.
Nonostante Giuseppe Tomasi di Lampedusa sia noto soprattutto per Il Gattopardo non si può far a meno di annoverare tra i suoi capolavori anche quel piccolo gioiello che è Lighea. Pubblicato postumo nel 1961 questo racconto affascina sotto innumerevoli aspetti. Colpiscono le raffinate scelte semantiche che spaziano dall’italiano forbito al dialetto popolano, la precisa e attenta costruzione della sintassi, le scrupolose descrizioni di luoghi, personaggi, eventi, ma soprattutto sensazioni.
Dalle pagine del racconto ambientato nella fredda Torino emerge con vigore la calda Sicilia: l’odore della salsedine, il sapore dei ricci di mare, il gusto del miele di Melilli, le raffiche di profumo degli agrumeti, l’incanto di Castellammare, quando le stelle si specchiano nel mare che dorme e lo spirito di chi è coricato riverso fra i lentischi si perde nel vortice del cielo mentre il corpo, teso e all’erta, teme l’avvicinarsi dei demoni.
Di tutte queste sensazioni si arricchisce lo spettacolo La Sirena, accompagnato dalle musiche del Maestro Germano Mazzocchetti, di cui Luca Zingaretti non è solo interprete ma anche curatore della regia e dell’adattamento drammaturgico, trova spazio, in un percorso tra la carnalità del presente e la spiritualità dell’antichità, la ricchezza della poesia della terra siciliana su cui sembra palpitare quella melensa e liquorosa stasi del vivere che connota gran parte dei paesaggi e uomini.