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Opera di Moliere: 'La scuola delle mogli'

il 19 gennaio 2010

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Ferrara Altro

Descrizione dell'Evento

Per la prima volta il Teatro Barattoni ospita un'opera di Moliere, "La scuola delle mogli" - stasera 19 gennaio alle 21 - con il Teatro di Dioniso, Fondazione teatro stabile di Torino per la regia di Valter Malosti, premio 2009 dell'Associazione nazionale critici italiani per la regia. L'opera, in scena la prima volta a Parigi nel 1662 racconta di Arnolphe, inventatosi "Signore del Ceppo".

Si tratta di un ricco "originale", feroce sbeffeggiatore delle disgrazie coniugali, pensatore sui generis, ossessionato dall'idea di costruirsi una moglie perfetta, una sorta di bambola innocente, schiava e ottusa, che lo risparmi dalle corna. Arnolphe sta per sposare la giovanissima Agnès, una trovatella che egli stesso ha cresciuto ed educato, con la complicità delle suore di un convento, nella più totale ignoranza. Ma la Natura sceglie percorsi imprevedibili e Agnès muterà in maniera travolgente il suo destino e quello di Arnolphe.
Spiega Malosti: "La scuola delle mogli ruota attorno a un'idea fissa: le corna. E' il tema che attraversa tutta l'opera di Molière fino alla crudeltà derisoria del Georges Dandin. E' una coazione comica alla catastrofe ma anche un'ossessione che diventa fobia vitale e cuore della commedia. E' un testo che ha ricevuto un'attenzione distratta in Italia, perché la tragedia, annidata nella struttura di geniale farsa, complica maledettamente i piani di chi deve ricrearlo. Stabilito il fatto che La scuola delle mogli non è una semplice farsa sostengo che la farsa naturalmente debba conservarsi. Se non si fa ridere con questo testo si fallisce, e penso alla grande lezione di Leo de Berardinis e del suo alter ego: il Leòn de Berardin di Scaramouche".
Attraverso un processo di ri-creazione del testo, seguendo anzitutto un intuito musicale e guidato nella traduzione da un gesto linguistico che deve poi farsi teatro, Malosti ha costruito una partitura che passando per il melodramma verdiano arriva alla canzone, all'hip hop, e ne ha trovato una misura espressiva in versi liberi, giocando con la lingua; a volte screziandola con un francese maccheronico, eco della lingua artificiale dei comici italiani che dominavano i palcoscenici parigini del '600. (Fonte La Nuova Ferrara del 19/01/2010 ed. Nazionale p. 23)

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