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Descrizione dell'Evento

Del viaggio di Ulisse sono state realizzate molte rappresentazioni e letture. Quasi tutti conoscono le avventure dello scaltro Ulisse alle prese con il Ciclope, la Maga Circe, le Sirene, le isole di Scilla e Cariddi ed ancora i Proci, Telemaco, Penelope.

Ma raramente ci si sofferma sulla sua permanenza nell’isola di Ogigia, trattenuto dall’innamorata ninfa Calipso che lo vuole sposo e immortale. Ulisse, prigioniero e amante, passa il suo tempo sulla scogliera osservando il mare e piangendo, ha così modo di meditare sul suo viaggio, di rimpiangere quella casa lontana dove la sua Penelope lo sta aspettando. Odisseo ha perso la dignità, i compagni di viaggio, le ricchezze, la speranza di riprendere il mare, la speranza del ritorno…Questo spettacolo nasce da una riflessione sul personaggio di Ulisse e dalla conseguente domanda: che cosa accomuna noi uomini del XXI secolo all’antico eroe? Ne è scaturito uno spettacolo che è uno Studio sull’Edilizia e sul Trasporto, dove “studio” sta per ricerca, intesa come punto di partenza e non di arrivo. La ricerca è partita da un’attenta analisi del sottotesto, trovando significati altri sotto le parole scritte, nel tentativo di dare voce ai pensieri celati.“Edilizia” sta per casa, la meta, l’obiettivo del ritorno, il simbolo della stabilità, come le radici di un albero che una volta non era che seme ed il seme della casa è il mattone, l’oggetto squadrato che fin da bambini abbiamo imparato a maneggiare nel gioco delle costruzioni. Il mattone costruisce mura che però a volte rappresentano prigionie e divisioni. Il mattone, già in uso all’epoca degli antichi romani, è solido e stabile, è forato come se avesse delle arterie, piene di aria isolante. Per Ulisse, il mattone è anche un cuore indurito e forato allo stesso tempo. La casa di Itaca un sogno, la casa di Ogigia un limite, una gabbia.“Trasporto” sta per viaggio, ovviamente. Quando ci si sposta si trasporta sempre qualcosa, un carico, una valigia, una borsa, o semplicemente se stessi. Portare o “riportare” qualcosa al termine di un viaggio è come voler ricercare una testimonianza del viaggio stesso. Tutta la nostra società si fonda sul trasporto e sugli scambi. Il maggior impegno dell’uomo civile è quello di raggiungere posti lontani nel minor tempo possibile. Non abbiamo più la possibilità di meditare sui nostri viaggi e così compriamo piccoli ricordi che possano farci tornare in mente i luoghi visitati. Ormai neanche più le foto ci possono aiutare. L’era del digitale ha fatto sì che si siano abbattuti i costi dei ricordi fotografici, ma che senza un computer non è più possibile riammirare una foto. Niente più piccoli ritratti da portare con sé nel portafoglio.Cosa dunque ci accomuna ad Ulisse, che per le sue abili astuzie era conosciuto tra gli uomini e la sua fama saliva al cielo? Il bisogno di viaggiare, di tradire e di pentirsi d’averlo fatto, la necessità di radici e di mura a cui tornare. Un uomo tra gli uomini anche quando, grazie all’intelligenza e al calcolo delle cose da fare per sopravvivere, cerca di cambiare la propria sorte, spesso invano,.

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