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L'odore assordante del bianco scritto e diretto da Stefano Massini

dal 22 al 24 aprile 2008

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modena teatro delle passioni Altro

Descrizione dell'Evento

Capolavoro teatrale di Stefano Massini vincitori di svariti premi della critica

L'odore assordante del bianco, testo vincitore del Premio Pier Vittorio Tondelli 2005, racconta del periodo che Vincent Van Gogh passò al manicomio di Saint-Paul-de Manson nel 1889.
Un titolo sensitivo, personaggi definiti con dati coloristici per un'azione che si svolge nella stanza di quella cella in cui fu rinchiuso il pittore in preda a isterismi e allucinazioni , la sua sete disperata di colore a fronte del bianco totale della struttura manicomiale, lo fa definitivamente impazzire.
La forza della messinscena risiede nella capacità  di costruire un'azione basata sui fantasmi e i deliri dell'artista, l'incalzare della battute ne determina il ritmo nervoso.  Un sintetico quadro della malattia mentale che ridusse allo stato di prigioniero il grande pittore.

odore assordante

Finale di partita per giocatori ciechi, muti e sordi . Naso, orecchie, occhi. E cuore. Sangue. Linfa. Tutto é annebbiato nella grande stanza (della mente) dell'Odore assordante del bianco (fino al 25 febbraio 2007 al Fabbricone). Fibrillazione per questa prima nazionale, e produzione dello Stabile pratese, del testo vincitore del Premio Tondelli ?05. Un gioco sottile e delicato tra verità  e falso, tra realtà  e fantasia. Ma ?il filo é spezzato? e tornare indietro dal manicomio per Vincent Van Gogh é impossibile. E' proprio la circolarità  del testo a chiudere, come si é aperto, lo spaccato nella crepa. Figure si affollano nella testa. E' assurdo anche credere ai propri occhi. Che mentono. Bianco, bianco ed ancora bianco. Accecante, debordante oltre ogni sopportazione. Bianco neve, neutro, impossibile da sostenere con lo sguardo, che taglia le pupille e le azzera. Il pittore fiammingo, Mauro Malinverno in forma strepitosa sempre pronto e coriaceo nella sua recitazione fisica e d'impatto, é a terra ansante, respira affannoso da iperventilazione. Parkinsoniano, tremante e tremolante. Guarda nel vuoto avvolto nel bianco abbagliante. L'aria é rarefatta da delirio e nebbiosa da Val Padana. Sogno allucinato e inganno lucido. L'immaginazione assume i contorni del palpabile, l'incubo ha fattezze tangibili. Le pareti, la sedia, il letto, gli abiti, i fiori sono di un bianco asfissiante. Un tunnel, effetto ronconiano del quale Massini é stato allievo, é un imbuto concentrico, un pozzo orizzontale che affiora e scompare nelle profondità , sale e decresce in dissolvenza. Il rosso della sua barba e dei suoi capelli da survivor si staglia. Il rosso che ritorna come mesce sulla cute del fratello Theo, ora ingenuo ora menefreghista, infine Ponzio Pilato, Fazzini alter ego placido, come il foulard del dottor Peyron, Roberto Posse puntuale, il direttore illuminato della casa di contenzione.

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