Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

Il Racconto D'inverno al Teatro Ariosto di Reggio Emilia

dal 21 al 22 febbraio 2012

vedi sulla mappa

Reggio Emilia Corso Cairoli, 1  -  Reggio Emilia

Info: 0522 458845

Descrizione dell'Evento

Ma in inverno è meglio raccontare storie tristi, io ne so una di elfi e di folletti. Con questa battuta - del giovane principe Mamillio, segnato dal destino - si spiega il senso del titolo del Racconto d’inverno, opera che si colloca tra le ultime composte da Shakespeare.

di William Shakespeare regia e con Ferdinando Bruni, Elio de Capitani

TEATRO ARIOSTO
Martedì 21, mercoledì 22 febbraio ore 20.30

regia, traduzione, scene e costumi  Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
con Ferdinando Bruni (Leonte), Sara Borsarelli (Paulina/Mopsa), Elena Russo Arman (Ermione/Dorca), Corinna Agustoni (Emilia/la trattora),  Luca Toracca (Cleomene/sguattero), Cristian Giammarini (Polissene) Nicola Stravalaci (Camillo/maggiordomo),  Vincenzo Giordano (Autolico/carceriere/il Tempo),  Enzo Curcurù (Antigono/il cuoco), Alejandro Bruni Ocaña (Florizel/cortigiano/medico), Camilla Semino Favro (Perdita/Mamillio), Umberto Petranca (Zotico/Archidamo/medico)
 
luci di Nando Frigerio/suono Giuseppe Marzoli
 
assistente alla regia Anna Rita Signore/assistente scene e costumi Andrea Serafino
capo macchinista Giancarlo Centola/macchinista Simone Guarino
elettricista Michele Ceglia/ sarta Valeria Bettella/scenotecnica Opificio Creativo snc/organizzatrici di compagnia Michela Montagner e Lucia Maroni
 
una produzione TEATRIDITHALIA
 
“Ma in inverno è meglio raccontare storie tristi, io ne so una di elfi e  di folletti”. Con questa battuta - del giovane principe Mamillio,  segnato dal destino - si spiega il senso del titolo del Racconto d’inverno, opera che si colloca tra le ultime composte da Shakespeare.
Siamo di fronte a una tragedia? No, tutt’altro. Seconda la definizione  degli studiosi si tratta piuttosto di una tragicommedia o di una  commedia romanzesca, di quelle che fanno corona a un indiscusso  capolavoro come La tempesta e che rispecchiano un momento di già matura,  malinconica riflessione sull’esistenza. E infatti nel trascorrere dei  cinque atti si passa dalle atmosfere di grande tensione emotiva della  prima parte, attraverso un quarto atto intriso di comicità solare, verso  un finale che riconcilia con la vita, carico di lirica dolcezza.
 
Ambientato in luoghi dal sapore esotico con una trama ricca di colpi di  scena, tra viaggi avventurosi, tempeste, ritrovamenti insperati, il  testo narra le vicende di Leonte, il re di Sicilia, che, posseduto da  una gelosia cieca e distruttiva, annienta tutto ciò che gli è più caro:  la moglie Ermione, i figli Mamilio e Perdìta e l’amicizia di una vita  con Polissene, re di Boemia.  
I registi Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani ne parlano come di un  “Otello senza Iago, dove la gelosia è trattata come un fenomeno puro  che, né più né meno dell’innamoramento, può essere repentino e  immotivato e non ha bisogno di sobillatori”.
Sedici anni dopo, il quarto atto ci introduce in un mondo bucolico, per  raccontare l’amore clandestino tra Perdìta (incredibilmente  sopravvissuta alla furia del padre)  e Florizel, figlio di Polissene. Da  qui in poi è un susseguirsi di situazioni comiche ed espedienti  drammaturgici che portano dritti verso un finale sorprendente, dove alle  classiche agnizioni e riconoscimenti, si aggiunge un’insperata  “resurrezione”.
Come in un “Romeo e Giulietta a lieto fine”, qui sono i figli lo  strumento di riconciliazione dei padri e i protagonisti di un percorso  di trasformazione “che attraversa le generazioni e il ciclo del tempo”.

Luogo dell'Evento e gli Hotel nei dintorni