Il network ebraico prima di Internet
dal 13 ottobre 2009 al 06 gennaio 2010
vedi sulla mappaBologna Altro
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«Quando abbiamo pensato la mostra — racconta Annie Sacerdoti, presidente della sezione culturale-European Council of Jewish Communities e coordinatrice del comitato scientifico del progetto — abbiamo voluto parlare di uomini piuttosto che di cose. Di come nel corso dei secoli gli ebrei abbiano interagito tra loro portando avanti idee innovatrici che li hanno resi grandi precursori di modernità. Il progetto secondo noi è nuovo perché molte mostre ebraiche sono sempre state fatte con oggetti, sacri o casalinghi, le cose che gli ebrei perdevano scappando. Questa volta siamo partiti dagli uomini, dai testi importanti che hanno prodotto. E vogliamo parlare ai più giovani col video, con il linguaggio del futuro».
SI POTRANNO quindi vedere testi originali che suggeriranno al pubblico il concetto di ebrei come popolo del libro, «perché — sottolinea Sacerdoti — nel 1500, con il grande analfabetismo diffuso, l’ebraismo era invece simbolo di incredibile alfabetizzazione». A testimonianza di questo dato saranno esposte tredici opere preziose del 1500 che provengono dalle principali biblioteche dell’Emilia Romagna.
MA IL GRANDE mezzo espressivo dell’installazione/esposizione con la direzione artistica di Gabriella Castelli, sarà il video con le sue tecniche più sofisticate per comunicare in modo intrigante personaggi del passato che rivivono oggi attraverso immagini digitali. «Abbiamo scelto di raccontare la modernità dell’ebraismo attraverso uomini e donne di epoche diverse, focalizzandoci sull’Emilia Romagna. Ma nei videoclip li collegheremo con personaggi del resto del mondo per dimostrare l’esistenza di un’identità culturale unica. Certo, l’uso di Internet nel titolo è una forzatura che ben esprime però il forte collegamento culturale tra gli ebrei di varie nazioni».
NELLA FILOSOFIA della mostra ci sono quindi cinque personaggi simbolici del nostro territorio ai quali sono collegati illustri ebrei della storia internazionale. Sono Ovadya Sforno, rabbino, medico e matematico, autore del trattato filosofico Or ‘Ammim (Luce dei Popoli) edito a Bologna nel 1537 e pubblicato in versione latina, con grammatica bilingue e Dona Grazia Mendes, figura femminile emblematica del XVI secolo dalla vita rocambolesca. Dal 1500 si salta al 1800, per motivi storici, e si incontra il garibaldino modenese Cesare Rovighi. Per il 1900 si sono scelti Albert Einstein che ha tenuto conferenze sulla relatività a Bologna nel 1921 e lo scrittore Giorgio Bassani. I cinque protagonisti, nel trattamento multimediale previsto, diventano soggetti di videoclip. «La filosofia della mostra è quella di prendere un messaggio che viene dal passato e riscriverlo con la tecnologia del futuro — spiega Federico Ajello, regista e responsabile della parte creativa con lo staff di Comunicazionivisive.net —. Abbiamo voluto creare un’ellisse temporale tra passato, presente e futuro per esprimere un concetto di “tempo infinito” intrinseco alla storia del popolo ebraico. E avendo come principali referenti i più giovani abbiamo lavorato sull’attualizzazione dei personaggi come nel caso di un video dove sono stati ridisegnati da Federica Morchio in stile cartoon/manga». Sui personaggi internazionali, per ora, nulla trapela. «Non vorrei parlarne ora perché mi piacerebbe che il pubblico si potesse stupire nello scoprire che tanti uomini e donne famosi sono legati alla cultura ebraica»