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Gomorra di Mario Gelardi e Roberto Saviano

il 20 marzo 2009

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Descrizione dell'Evento

Il romanzo reportage “Gomorra”, del giovane scrittore Roberto Saviano è uno dei più interessanti esempi della recente produzione letteraria napoletana.

Un libro coraggioso, che racconta la camorra imprenditrice, partendo dalla cosiddetta guerra di Secondigliano per arrivare a svelare i più reconditi retroscena di un malaffare che, per numero di affiliati e volume economico, ha ormai superato anche la più nota e antica faida di "Cosa Nostra".
Un libro che, come tutte le voci che si levano a raccontare una verità scomoda e pericolosa, assume un valore di denuncia e diventa un trauma per le nostre coscienze. Un “grido” che ha fatto infuriare i clan e che è valso allo scrittore lettere minatorie, telefonate mute, (e un isolamento ambientale forse più pericoloso delle intimidazioni), tanto che Saviano e’ stato messo sotto protezione.
La costante aspirazione del Teatro Mercadante a sostenere il lavoro dei giovani artisti napoletani ha condotto a puntare sull’adattamento teatrale del testo di Saviano, elaborato a quattro mani con Mario Gelardi, che firma anche la regia. Gomorra punta sulla curiosità dello spettatore di vedere “materializzati” i personaggi immaginati dallo stesso regista leggendo il libro, compresi i divertenti quadretti dei vari boss, da chi va in Russia a conoscere Kalashnikov a chi si fa costruire una villa identica a quella di Toni Montana (Al Pacino) in “Scarface”, a chi colonizza la Costa del Sol.
Un vero e proprio gioco di specchi tra quello che è il frutto della fantasia del lettore e quello del drammaturgo/regista. Il tutto rielaborato secondo un tessuto musicale che nasce dall’esperienza del suo reportage, una musica-suono, fatta da un napoletano violento e da testi che lo stesso autore definisce “quasi letteratura”.
Gomorra a teatro è come una sventagliata di Kalaschnikov, rapida , violenta, che si staglia su un vetro blindato facendo fori più grandi e fori più piccoli. Ma è anche il racconto di una città, immaginata dallo scenografo Roberto Crea, sempre in costruzione o sempre in decadenza, accompagnata dalla musica e dalle sonorità di Francesco Forni, una città in cui l’occhio dello scrittore Saviano si pone ad illuminare squarci di vita.

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