Giardino dei Ciliegi di Cechov
dal 05 al 07 febbraio 2008
vedi sulla mappaParma Fondazione Teatro Due Altro
dal 05 al 07 febbraio 2008
vedi sulla mappaParma Fondazione Teatro Due Altro
Un'enorme tenuta che va alla malora, un frutteto che una volta all'anno, nel mese di maggio, si copre di fiori bianchi e diventa “giardinoâ€, simbolo di rimpianti, speranze e sogni. Ogni anno il ciclo delle stagioni si compie, e ogni anno il giardino ritorna giovane, ricomincia la sua vita.
A contemplare questo miracolo per l'ultima volta, riuniti nella grande casa dell'infanzia, i personaggi della commedia non possono che scorgere su di sè, ognuno nell'altro, i segni del tempo che passa, il miracolo che su di loro non si compie, l'approssimarsi di una resa dei conti col proprio destino. Nell'arco di un'ultima estate si compie una vicenda fatta di nulla ma che attraverso il chiacchiericcio inconsistente che copre la disperazione, attraverso pause di silenzio da riempire
subito di risate o di lacrime
, lascia intrasentire “il ridacchiare del tempo, quel galoppo da padroneâ€, lascia intravedere
la ferite della vita che se ne va
“senza averla vissutaâ€.
Undici attori, sotto l'attenta direzione di
Ferdinando Bruni, mettono in gioco la coralità , la sensibilità e la maturità di un gruppo e delle sue singole personalità , nell'allestimento di questa commedia
rarefatta, buffa e disperata che ha per protagonista il tempo e il suo trascorrere nella vita degli individui e del mondo.
La regia colloca i quattro atti del Giardino dei ciliegi in una specie di limbo, l'antica stanza dei bambini, che é simbolicamente
punto di ritrovo per la famiglia di Ljuba, fra oggetti concreti, ma carichi di valenze evocative: la lavagna con l'alfabeto cirillico-europeo, i tabelloni illustrati per imparare il francese (la lingua dell'aristocrazia e dell'esilio),
gli uccelli impagliati, prigionieri di una vita artificiale, oggetti che piano piano andranno sparendo, recidendo legami col passato, fragili e malati, lasciando spazio alla durezza impietosa del presente o alle utopie luminose del futuro.
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