Giuseppe Giacobazzi Una vita da Pavura
il 29 gennaio 2010
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E inesorabile come il calzino bianco abbinato ai suddetti sandali, prosegue la carriera di questo comico di casa nostra che in anni di gavetta e osservazione arguta degli usi e costumi di Romagna ha fatto di alcuni topos, ovvero luoghi comuni e unicità nostrane - le rotonde, il culto equo per l'ultimo modello di auto e per il "gentil sesso" - gli assi portanti di una comicità inconfondibile ed esilarante. Se dalla notorietà regionale Giacobazzi, grazie a Zelig, si é fatto conoscere e apprezzare a livello nazionale dove é conosciuto come "Gran figlio di Romagna", il merito é quindi tutto suo: della sua intelligenza, del suo talento e della sua vena comica popolare e prorompente.  I
..... Gli apparve in sogno l'insuperabile, l'insormontabile, l'inarrivabile (ecc.ecc.) Ravul Casadei insieme a tutta l'orchestra. Stupito ed emozionato egli (il Poveta) si inginocchiò e disse "cut vegna un chencar, sei proprio te...l'insuperabile, l'insormontabile (ecc. ecc.) Ravul?" Il grande Ravul rispose alzando una piadina al prosciutto:" a sò me!" Tremando per la tensione (ma anche perché la caldaia era rotta e faceva un freddo della Madonna), Giuseppe chiese:" Cosa ti conduce a me o grande Ravul?" L'insuperabile (ecc. ecc. che due maroni!) alzò una piadina al cielo e battendola due volte sulla testa del Poveta pronunciò la famosissima frase: Va' dove ti porta l'apecar! Và per locali e mercati, per fiere e sagre pavesane, fermati in ogni pavese e in ogni pavesino, in ogni luogo dove manca un pò di cultura tu la devi portare. Và ad inculturare le masse, che tanto ne hanno bisogno, e se ti capita incultura anche le massaie, che forse ne hanno bisogno di più!