Fondazione Dino Zoli a Forlì
dal 01 gennaio al 29 maggio 2010
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Accanto ad artisti la cui notorietà rimane legata a oscillazioni del gusto, brillano perle rare: un Magnelli del ’14 (“Nature morte au pichet”) di recente acquisizione, uno splendido Scanavino, già esposto a palazzo Grassi negli anni ’70, una “bandiera” di Giò Pomodoro, un “Dormiente” di Paladino, realizzato a Faenza con la collaborazione della Bottega Gatti, due Vasarely, di cui uno pur conservando la consueta esecuzione “optical” ritrae una giovane e altre opere. Alcune insolite (due opere di Fabrizio Plessi degli anni ’60) altre accattivanti, come “L’uomo aggredito da un cane” dell’ artista Alberto Sughi, prediletto in Romagna, e ancora una rara terracotta di Mino Maccari, dono di questi all’amico Giorgio Morandi, un “Cavallo con palafreniere” di De Chirico, terracotta in pochi esemplari degli anni quaranta.
Il percorso si dipana nelle sale della Fondazione, e si apre con un’opera di grandi dimensioni del pittore Mattia Moreni.
Si prosegue nella prima sala dove si incontrano alcune tele di Mino Maccari, scrittore, pittore, editore e giornalista, disegnatore satirico italiano, fondatore della rivista “Selvaggio”, di cui fu direttore sino al 1942. È qui presente anche una rara scultura di Maccari, dono dell’artista al collega Giorgio Morandi.
A seguire sono esposte due opere di Salvatore Fiume, una grande natura morta, con pesce e cocomero, di Felice Carena, una vista di San Giorgio di Virgilio Guidi e un’opera di Franco Gentilini del 1954.
Nella seconda sala della mostra è possibile ammirare la terracotta di Giorgio De Chirico, raffigurante un “Cavallo con palafreniere”, tre tele dell’artista vivente Ennio Calabria.
Il posto d’onore nella sala è occupato da una tela del 1914 di Alberto Magnelli: “Nature morte au pichet”. Il quadro, scelto come immagine guida della mostra permanente, è un’opera giovanile del pittore fiorentino, fortemente influenzata dai suoi soggiorni parigini.
All’interno dell’esposizione è possibile ammirare anche altre sculture tra cui alcune opere di Ugo Nespolo, Mimmo Paladino, Giò Pomodoro e un “Polipo nucleare” di Roberto Crippa.
La terza sala della mostra è occupata quasi interamente da ceramiche contemporanee (Santomaso, Corpora, Kenneth Nolan, Max Bill) provenienti da un’importante collezione faentina.
Questa sala ospita anche un’importante opera di Emilio Scanavino: si tratta di una grande tramatura del 70, che da sola vale la visita alla mostra.
La quarta sala si apre con un’opera giovanile anni ’60 di gusto pop di Fabrizio Plessi, dal titolo “Scivolare”, e a seguire due grandi tele del celebre artista ungherese Victor Vasarely. Una delle due, intitolata “La fioraia”, è un pezzo molto singolare nella produzione vasarelyana, in quanto, pur conservando la consueta esecuzione “optical” (come l’altra opera qui esposta), è un vero e proprio ritratto, in cui la tecnica dell’artista cede il passo al figurativo.
L’ultima sala ospita altri quadri importanti tra cui una inquietante tela del romagnolo Alberto Sughi del 1972, in cui è raffigurato un uomo spaventato, aggredito da un doberman.
In questa quinta sala troviamo infine una piazza di Stoccarda di Salvo (Mangione), una composizione a tecnica mista di Lucio Del Pezzo, contenete un autoritratto dell’artista, e una grande opera di Ugo Nespolo dal titolo “Blue Monk”.
La mostra si chiude con un quadro di Mattia Moreni; l’artista pavese, romagnolo d’adozione, sembra aprire e chiudere con una parentesi questo viaggio nell’arte contemporanea del ‘900, che racchiude il meglio della collezione della Fondazione Dino Zoli, da oggi aperta a tutti.
Con questa mostra permanente, la Fondazione Dino Zoli intende dare continuità alla vocazione di servizio per l’arte sul territorio e rilancia la propria programmazione artistica con l’obiettivo di consolidarsi nel ruolo di istituzione culturale eclettica e versatile rivolta a costruire, attraverso sollecitazioni diverse, un dialogo continuo. In occasione di questa esposizione riprenderanno le attività collaterali: dai laboratori didattici per i più piccoli, agli incontri aperti al pubblico