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Due Partite scritto e diretto da Cristina Comencini

dal 20 al 22 dicembre 2007

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Rimini Teatro Novelli Altro

Descrizione dell'Evento

Dal parto doloroso al funerale purificatore le protagoniste gareggiano con la regista in levit� e determinazione. Il testo tanto leggero quanto penetrante � costellato di intelligenti battute che alleviano il peso della tristezza della quale siamo vittime pi� o meno consapevoli.

La vita é una ruota é il detto popolare che s intetizza la teoria vichiana dei corsi e ricorsi. Si può prendere le distanze da tutto ma prima o poi il DNA riporta anche gli esseri umani più rivoluzionari a fare i conti con il proprio sangue.
La luce cala sulla sala quando le attrici, impegnate in una muta conversazione, iniziano realmente a parlare. I loro dialoghi sono ben orchestrati; tutti i personaggi hanno spazio per presentarsi, prendere corpo e sorprendere. Le battute sapientemente tagliate non rivelano nulla di più di ciò che é necessario sapere della storia di queste quattro mamme borghesi che trascorrono i giovedì giocando a carte lasciando le loro figlie a fantasticare nell'altra stanza. I pargoli sono già  oggetto delle loro mancate conquiste. Su loro grava l'insoddisfazione delle madri che nel matrimonio e nella maternità  hanno occultato le loro aspirazioni. L'uomo é al centro delle rivendicazioni . Traditore, distratto, troppo impegnato, mai a casa. Una di loro ha l'amante, l'altra é risaputamene tradita. Tutte cercano qualcos'altro in un libro, in un'altra casa, in un altro letto. L'amarezza che tiene in ostaggio le tre amiche porta la quarta alle doglie ed all'urlo che chiude il primo atto.
Nel secondo, lenzuola bianche sul salotto borghese dove le figlie sono riunite per il funerale di una mamma suicida. Le attrici, ringiovanite quantunque coetanee vestono di nero e sostengono l'amica nel lutto annunciato nel primo atto.
La condizione della donna é cambiata. L'uomo é molto più insicuro. Temono di assomigliargli troppo ma non aspirano a tornare ad occuparsi di lui. Con il trascorrere dei minuti le ragazze ritrovano la confidenza delle loro mamme. Non sanno tacere la loro tristezza e l'apparente cinismo con il quale si mortificano a vicenda non é altro che l'incapacità  di accontentarsi dell'apparente stabilità . Non sanno consolarsi perchè non accettano di ripiegarsi sulla loro condizione.
La rivoluzione sessuale, incompiuta in un'Italia dove i preti pretendono ancora di dare consigli alle donne delle quali non sanno nulla, é comunque consumata. Le rivendicazioni nei confronti dell'uomo non sono più l'argomento principe. La mancanza di vigore e le sue paure lo avvicinano alla donna e lo chiudono nella medesima gabbia. " Non se ne esce ", e non si sa più nemmeno con chi prendersela.
Cristina Comencini dirige uno spettacolo che racconta l'Italia dagli anni sessanta ad oggi. Apparentemente privilegiato, il punto di vista femminile si fa universale e onnicomprensivo delle tristezze e speranze della nostra società . Le aspirazioni delle donne che nel primo atto fanno i conti con la loro mancanza di un ruolo sociale che vada oltre quello della mamma e della moglie, si ritrovano nel secondo nelle bocche delle loro figlie, quaranta anni dopo, altrettanto inappagate.
Dal parto doloroso al funerale purificatore le protagoniste gareggiano con la regista in levità  e determinazione. Il testo tanto leggero quanto penetrante é costellato di intelligenti battute che alleviano il peso della tristezza della quale siamo vittime più o meno consapevoli. Come ne La bestia nel cuore, la Comencini squarcia il velo di perbenismo borghese che incarta la famiglia nella sua idea natalizia, smascherando una società  sempre più ingessata e papalina.

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