Cochi e Renato: Una Coppia Infedele
il 07 dicembre 2008
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UNA COPPIA INFEDELE
con Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto
e con I GOODFELLAS
Lucky Luciano - contrabbasso e voce
Fabrais La Motta - batteria
Nick Salerno - chitarra
Slim Gennaro - pianoforte e tastiere
Benny Marsala - clarinetto, sassofono
Rico Romano - tromba
JJ di Giacomo - trombone
Gag surreali, riflessioni incalzanti al limite dell' insensato e battute fulminanti per stupire e colpire un pubblico di tutte le età. Più che una comicità impegnata loro sono «impegnati nella comicità», come spiega lo stesso Renato Pozzetto. Sono il duo Cochi & Renato che con "Una coppia infedele" apre la stagione del Bellaria Circus. I comici milanesi, celebre coppia degli anni Sessanta, ritornano in teatro dopo anni di silenzio con uno spettacolo dai ritmi incalzanti mettendo in fila il loro repertorio migliore. A fianco della storica coppia, sul palcoscenico del teatro, ci saranno anche i Goodfellas, sette musicisti che accompagneranno e interpreteranno canzoni di culto, vecchie e nuove.
Non hanno paura di ammettere che sono «Una coppia infedele», ma poi ci ridono su, a modo loro, quei mattacchioni di Cochi e Renato, che al Parco Comunale di Bellaria Igea Marina si prenderanno gioco della loro infedeltà artistica con uno spettacolo nuovo di zecca, facendosi spalleggiare dalla scatenata band dei Godfellas. Allora, come la mettiamo con questa infedeltà? Vi lasciate, vi riunite..Cochi: «Non siamo gay e siccome la gente ci chiede se abbiamo litigato allora anche noi dobbiamo curare la nostra facciata, l' immagine di coppia. Certo, infedeli lo siamo, perché dopo tanti anni di convivenza artistica ognuno di noi ha seguito le proprie inclinazioni. Io la prosa, Renato il cinema». Renato: «In fondo, l' infedeltà è il segreto che tiene unita una coppia, anche se nel nostro caso il vero collante è l' amicizia: Ci conosciamo da quando eravamo ragazzi e insieme abbiamo cominciato a calcare il palcoscenico, partendo dal Derby di Milano».
Come s' articola questo spettacolo che celebra questa vostra "reunion"? Cochi: «è un recital, tra novità e brani del nostro repertorio. Ci sono quegli sketches e quelle canzoni che il pubblico vuole sentire da noi, che s' aspetta puntualmente: "La gallina", "E la vita, la vita", "La canzone intelligente", "Come porti i capelli bella bionda". Vogliamo rivitalizzare lo spirito del cabaret». Renato: «Tra le novità "Il barbiere del Corso", inteso come il milanese Corso Vercelli, "L' aeroporto di Malpensa", già censurata in Rai, "Gli italiani", una canzone-fotografia del nostro popolo». Che rapporto avete con Genova? Cochi: «Ho sempre mangiato del pesce stupendo. E a legarmi c' è il ricordo di Bruno Lauzi, che da giovane quando era a Milano dormiva a casa mia». Renato: «Il mio incontro con il mare, un amore a prima vista per me che venivo da Milano. E poi il fascino dei carruggi». (fonte Repubblica del 16 ottobre 2008)
Tutto il meglio per Cochi e Renato in questo spettacolo che ancora alterna canzoni demenziali, gag surreali, riflessioni insensate, battute fulminanti per una coppia che non smette di stupire e colpire pubblico e pubblici di ogni tipo. Definire la loro comicità, il loro modo di essere teatro comico è un’impresa ardua, perché sarebbe come sforzarsi di definire il “Big Bang”, o la materia di cui sono fatti i sogni, o il panettone. Loro sono Cochi e Renato e basta. Da qui è nato il nostro nuovo modo di ridere, di cantare, di guardare il mondo. Ed è ancora così.
Con loro due in scena gli straordinari Goodfellas -sette musicisti sette - ad accompagnare, ad interpretare canzoni di culto vecchie e nuove.
Ma c’è di più. C’è l’intenzione (riuscita) di graffiare, di andare oltre il revival. Cochi e Renato cambiarono il cabaret degli anni ’60, mettendosi sulla scia di Fo, Iannacci e Gaber. Ma questi erano anche altro, loro invece erano «solo» cabarettisti, che inventavano uno stile personale nella Milano dei maestri: la loro «normalità» consolidava uno stile nuo-vo. Oggi la loro normalità – che sta nell’accorta gestione e nel rinnovamento del repertorio – dice che il cabaret può uscire dalle secche in cui l’ha cacciato l’indigestione televisiva degli ultimi anni. E, soprattutto, che il cabaret può tornare a spaziare, inventando e raccontando storie, mescolando i linguaggi, sovvertendo sensi e significati.