Casa Di Bambola
il 04 dicembre 2009
vedi sulla mappaNovafeltria Altro
La recensione di Francesco Rapaccioni prelevato da www.teatro .org
San Severino Marche, teatro Feronia e Corridonia (MC), teatro Velluti, “Casa di bambola / l'altra Nora” di Leo Muscato da Henrik Ibsen
NORA “SE NE VA” (un anno dopo)
Leo Muscato è un giovane regista intelligente e sensibile (non a caso premiato quest'anno dall'Associazione Nazionale Critici di Teatro) che, evidentemente, avverte la necessità vitale di proseguire in una incessante indagine sull'anima. E continua con intelligenza, sensibilità e coraggio a guardarsi dentro, a scrutare (non in modo oscuro come Philip Dick), a sondare la realtà e le pieghe del cuore della “sua” Nora. Così nel riallestire “Casa di bambola / l'altra Nora” ha limato il testo e levigato la recitazione degli attori, gli stessi (Lunetta Savino, Paolo Bessegato, Salvatore Landolina, Carlina Torta, tutti bravi), un cast di gran classe e di lunga esperienza teatrale, a cui si è aggiunto Riccardo Zinna, che apre e chiude lo spettacolo con il suono struggente della tromba, altra novità. Ma soprattutto ha affrontato il finale, impostandolo in modo radicalmente diverso, ora di maggiore coerenza con l'operazione già effettuata nel riscrivere il testo ibseniano.
Nora non se ne va. Vorrebbe, ma non può. Ha indossato un costume simile alla Nora di Ibsen e ha compreso che chi la circonda l'ha avvicinata solo per interesse personale, per egoismo, quelle persone che non l'hanno mia amata al di là delle parole, quelle persone che non hanno “individualità” e che nella lucida e sofferta scrittura di Muscato sono identificate per categorie, seppure con il determinativo: il marito, l'amica, l'uomo, il dottore. Nora non è più una ragazzina, si suppone sia quarantenne. Non può fare le valige e andarsene di casa. Non più. È troppo tardi. Non avrebbe la forza di ricominciare. Su quali presupposti ricominciare? Non è bastato trovare rifugio in un confortevole disagio mentale, versione aggiornata di quella ovattatura che il padre e il marito le avevano costruito addosso nel testo di Ibsen. Quando finisce l'amore, anzi, quando comprende, inesorabilmente, che l'amore non c'è mai stato, quando finiscono le illusioni, quando non c'è più salvezza, quando implacabilmente ha la certezza spietata che non è possibile diventare “un'altra Nora”, che succede in quell'istante? Succede che Nora non ha alternative. Se non buttarsi di sotto dalla terrazza.Il finale lascia senza parole, interdetti. Per l'estrema verità, la coerenza, la lucidità. Per il non fare facili concessioni. Troppe volte il pubblico va a teatro per “passare due ore” invece che per crescere e pensare. L'obnubilamento della mente produce danni irreversibili, come il sonno della ragione genera mostri, secondo i Capricci di quel pittore spagnolo. La differenza tra Teatro e teatro è proprio questa: a Teatro si va per porsi domande. A Teatro si va per indagare dentro se stessi, cercando i mezzi e le parole per proseguire da soli la dissezione della propria anima, della propria vita, dei propri comportamenti.C'è grande attesa per la prossima, la terza riscrittura di Muscato (“Nati sotto contraria stella / Giulietta e Romeo” da Shakespeare è già recensita nel sito) dal Gabbiano di Cechov, coprodotta da Leart' e Teatro Stabile delle Marche.