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La Cantatrice Calva Teatro Comunale Predappio

il 28 maggio 2008

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Forlì Predappio Altro

Descrizione dell'Evento

Del testo si é già  detto e scritto anche troppo e personalmente non lo trovo neppure così geniale se non per il fatto di saltare fuori in un periodo storico dove un tale concetto o ipotesi di antitesi drammaturgica risulta indubbiamente innovativo o se non altro, ovviamente, assurdo.

Ass. Cult. Teatro delle Forchette
Laboratorio di Arti Sceniche "THE THEATRE"
Con il patrocinio del Comune di Predappio

LA CANTATRICE CALVA
Di Eugene Ionesco
Regia Massimiliano Bolcioni

28 Maggio 2008 ore 21
TEATRO COMUNALE DI PREDAPPIO
Con gli allievi del Laboratorio di Arti Sceniche:
Alan Leoni, Monia Sedioli, Enrico Monti, Elisabetta Serra, Valentina Minzoni
e con la partecipazione di Antonio Sotgia

E forse qui sta l'unico intuito o libertà  genialoide che di Eugene Jonesco ne fa un personaggio indubbiamente importante della storia del Teatro se non della drammaturgia. La oramai stranota origine presa a prestito da libri di grammatica inglese e via di seguito, fanno a parer mio del testo nient'altro che un ottimo esercizio di stile, sul quale niente di meglio che lanciare nella sperimentazione di intuito e resa tecnica un gruppo di allievi di recitazione al primo anno. R eputo troppo comodo farlo interpretare da attori professionisti, come assolutamente inutile e distruttivo lasciarlo sbranare da amatoriali senza studio o pretese di pulizia. Questo perchè i manuali di lingua che si studiava Jonesco erano letti per imparare al meglio qualcosa che si desiderava conoscere e non che già  si conosceva, o che non si aveva voglia di conoscere. Come, nel suo caso, la lingua inglese, ad esempio. Quindi la mia regia e messa in scena di questa volta giungono automaticamente dal corso di accademia, dove le discipline acquisite vanno lentamente durante il percorso di studi a vertere sul testo di Jonesco usato quindi come tramite di apprendimento e resa. I ragazzi studiano il metodo proposto, capiscono i valori sia di interprete che di personaggio, e vanno a cercare qualcosa nei personaggi de " la cantatrice calva"  per scoprire l'ovvio dichiarato; sono personaggi che non esistono. Non importa del loro motivo, non hanno una personalità  autentica ricordi e via di seguito, ma proprio per questo come quel foglio bianco da riempire che sono, risultano essere personaggi puri come neppure Pirandello si sarebbe mai sognato di riuscire a creare. E nel gioco drammaturgico che Jonesco crea, soprattutto in quel finale dove le parole si confondono, le battute diventano puro esercizio e applicazioni di tecniche vocali, cosa tipica degli interpreti. Gli interpreti; ecco i veri protagonisti de "La cantatrice calva". Gli Smith e i Martin alla fine si invertono di ruolo, ma non nella finzione scenica e relativa vicenda, bensì nella realtà  oggettiva del palcoscenico; infatti i Martin e gli Smith rimangono sempre gli stessi all'interno del loro mondo british, sono gli interpreti ad essersi scambiati di ruolo, mentre altri interpreti, come quello che calza Mary la cameriera, il ruolo lo perdono e confondono già  prima del finale, rivelando al pubblico di sembrare una cosa quando in realtà  sono un'altra. Come il capo dei pompieri che cade li da altre storie e con loro non c'entra. O addirittura la misteriosa cantatrice calva del titolo, che non esiste.  E non é mai esistita visto che é li solo per dare un casuale titolo all'opera.

Cantatrice Calva Teatro Comunale Predappio

Quindi la rilettura registica che stavolta intraprendo, omaggia quell'ambito della spettacolarità  che maggiormente presenta personaggi perfetti privati completamente di vita reale e interscambio con l'interprete; il cinema. La perfetta arte necrofora che ci mostra i personaggi sopravvivere perfettamente agli interpreti. O dove, negli ultimi tempi, si raggiunge il personaggio perfetto creandolo con la computer graphic senza neppure bisogno di una origine umana. Quindi, in un palco riempito di brandelli di trasparenti schermi cinematografici simili a fantasmi sui quali vengono proiettate immagini sempre più impazzite, gli interpreti mostrano una carrellata di emozioni fasulle create da musiche infilate anche nell'inutile, come accade al cinema soprattutto nei musical, dove un grazie – prego viene accompagnato da un furibondo orchestrato o dove un pensiero intimo diviene un inusitato numero musicale che dalla mente del personaggio dilaga ad un intero quartiere cittadino! E i sentimenti sono creati a puntino per creare un effetto e sembrare autentici senza esserlo realmente. In fondo, non c'é scritto nella cantatrice calva di cosa prova a livello emozionale La Signora Smith quando descrive la cena a base di patate …

Ma Bob Fosse ne avrebbe fatto un numero musicale strepitoso, o Alfred Hitchock un motivo di suspence da manuale.

Massimiliano Bolcioni

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