Opera Lirica Bohème a Rimini
dal 01 al 03 gennaio 2009
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È considerata fra i capolavori più amati nella storia dell'opera, è un vero e proprio unicum dal punto di vista drammaturgico, e un'eccezione nella stessa produzione pucciniana: pressoché priva di trama, è la rappresentazione realistica della vita nelle mansarde del Quartiere Latino della Parigi fin de siècle; è un insieme di volti, emozioni, difficoltà, esperienze che la musica di Puccini mette alternativamente a fuoco, quasi fosse una camera cinematografica; è l'assenza di eroi, di malvagi, di intrighi: al centro qui vi sono persone in carne ed ossa, i giovani artisti squattrinati che si arrabattano per sopravvivere nelle strade di Parigi e loro, Rodolfo e Mimì, che si amano, soffrono, gioiscono ma che verranno crudelmente separati.
È una nebbiosa notte di dicembre, la vigilia di Natale… sotto i tetti di Parigi vivono alcuni giovani infreddoliti. Non sanno nemmeno come pagare l’affitto, ma che importa, sono giovani, sono artisti, o almeno pensano di esserlo. Vivono nella soffitta piena di spifferi di un palazzo tutt’altro che signorile. Anche il quartiere non è dei migliori. Lo scopriamo quando scendiamo in strada. Una città che sembra un porto, il porto delle nebbie. Le strade sono popolate da bande di teppistelli, ci sono signore equivoche d’ogni età, e marinai in cerca di distrazioni. E’ la Parigi dei bassifondi. Per trovarla non occorre allontanarsi dal centro, basta girare l’angolo. E’ subito lì sotto gli occhi di tutti. Al Cafè Momus ci si va per incontrare amici, e per conoscere sconosciuti. Si può fare una partita a carte, o ascoltare le musiche di un suonatore che vagabonda nella nebbia. Benoit ci va per trovare un’illecita alternativa alla sua magrissima moglie. Alcindoro si fa condurre dalla sua nuova costosissima amante, Musetta. Ma anche se poveri, non sono miserabili.
Gli innamorati stretti nei loro lisi soprabiti, sono belli ed eleganti nella loro essenza. Come in una leggenda immortale. Ed è sempre vero che le emozioni cambiano i panorami: tutto ora appare incantevole nella magica luce notturna.
Perché quando si è allegri o innamorati ogni cosa intorno muta fisionomia.
Purtroppo non dura, ed in breve, diventano amanti perduti.
E tale aria notturna si trasforma in sinistra e cupa.
La stessa giovane donna ammalata, sfida il freddo delle brume per parlare con il suo recalcitrante uomo rifugiato con amici in un locale ai limiti della città.
Si spegne la grande illusione e ci si incammina verso l’alba tragica.Così raccontato sembra un film francese girato negli anni tra le due guerre.
Ed è proprio in questo nebbioso clima in bianco e nero che sarà ambientata Bohème: negli anni in cui gli artisti e gli intellettuali si rifugiavano ancora a Parigi cercando persone con cui condividere il loro entusiasmo.
E’ l’epoca in cui il cinema francese, diventato da poco sonoro, creava le sue atmosfere fatte d’inquietudini e critica al conformismo.
Gli eroi erano spesso romantici, ma crudi, senza concessioni al melenso.
Personaggi dalla tragica essenza che ricordano quelli di Zolà.
E’ una visione dei sentimenti ben inserita in un mondo non sempre solare.
Ma allo stesso tempo è molto vicino al clima che contraddistingue Bohème.
Gli artisti e gli amori di questo periodo sono ben testimoniati, oltre che dai cineasti come Marcel Carnè e Jean Vigo (che nel 1934 morì di tubercolosi come Mimì), anche da grandi fotografi quali Brassaï e Doisneau. Non possiamo dimenticare che in questa Parigi vivono contemporaneamente Picasso, Breton, Miller, Cocteau, Simenon, Sartre, Giacometti, Prevert, ma soprattutto Jenet
L'opera è ambientata a Parigi e ne sono protagonisti un gruppo di giovani artisti, che vivono poveramente ma spensieratamente: lo scrittore Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard e il filosofo Colline. È la vigilia di Natale. Rodolfo è rimasto solo perché deve terminare l'articolo di fondo del "Castoro", quando alla porta della soffitta bussa la vicina di casa Mimì, giovane e graziosa fioraia, per farsi accendere il lume che si è spento. Fra i due ragazzi nasce l'amore e Rodolfo la convince ad unirsi a lui e agli amici, che si sono avviati a festeggiare da "Momus", nel Quartiere Latino. Tra la folla variopinta appare l'ex fiamma del pittore Marcello, Musetta, che lo aveva abbandonato per i soliti litigi e per correre dietro a nuove avventure. Dopo un primo momento di malcelata indifferenza Marcello cede nuovamente al fascino di Musetta ed essi, felici, si aggregano all'allegra brigata. La vita in comune si rivela però impossibile. Marcello e Musetta continuano a litigare. Tra Rodolfo e Mimì si creano incomprensioni e gelosie: Rodolfo accusa Mimì di leggerezza, ma in effetti sa che ella è gravemente malata e la vita di stenti che conduce con lui potrebbe esserle fatale, e per questo cerca di allontanarla. Ai due non resta che separarsi: lo faranno "alla stagione dei fiori".
Mimì non può vivere lontana da Rodolfo. Sentendosi ormai vicina alla morte, per rivederlo, torna alla soffitta dove avvenne il loro primo incontro. Qui Mimì ricorda con Rodolfo il tempo passato insieme e, dopo avergli rivelato che lo ama ancora, si spegne dolcemente.
Rodolfo (tenore)
Salvatore Cordella
Mimì (soprano)
Daniela Schillaci
Marcello (baritono)
Gabriele Spina
Musetta (soprano)
Patrizia Cigna
Colline (basso)
Gian Paolo Battaglia
Schaunard (baritono)
Roberto Falcinelli
Benoît (basso)
Salvatore Salvaggio
Alcindoro (basso)
Iano Selli
Parpignol (tenore)
Maurizio Ricci
Il Sergente dei doganieri (baritono)
Pier Giorgio Grossi
Un Doganiere (baritono)
Marco Cevoli
Un Venditore (tenore)
Carmine Mazzei
M° Concertatore e Direttore Matteo Salvemini, Regia scene e costumi Ivan Stefanutti, Aiuto regista Carlo Bellamio, Orchestra Città di Ravenna, Coro Coro Lirico città di Rimini “A. Galli”, M° Coro Matteo Salvemini, Banda Città di Rimini, M° Banda Jader Abbondanza, Coro voci bianche Associazione Musicale S. Filippo Neri, M° Coro Ubaldo Composta.