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Spettacolo Banchetto Reale al Teatro Testori di Forlì

il 21 novembre 2009

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Forlì Altro

Descrizione dell'Evento

Nel testo così come nella nuova messa in scena di Massimiliano Bolcioni, attorno al grande tavolo da Banchetto, troviamo i temi della Vita della Morte e del Tempo rivisti e considerati attraverso il meccanismo del “ DIVORARE ”, vissuto come momento di transizione durante il quale tutto viene masticato e consumato per poi ripartire da capo in una parossistica pretesa da parte dei convitati d’aver rimasto ancora tempo e qualche cosa da masticare e divorare.

Intanto, nelle singole particelle che compongono il Tutto, l’Eterna Divinità Creatrice-Distruttrice rimane ad osservare, a considerare, a studiare minuziosamente ogni dettaglio in un cerchio infinito dove l’inizio del percorso coincide con la fine, creando con le sue infinite teorie un Caos cosmico dove frugando tra le polveri della distruzione tramite le sue molteplici mani e braccia dimostra che la speranza è tale solo in funzione dell’ Immaginare.

Ecco quindi che l’evidente Gioco del Teatro diventa il meccanismo per creare all’individuo una nuova realtà soggettiva dove si ha possibilità di cibare l’anima, mentre il tangibile legato alla realtà oggettiva può solo rivelare allo stesso la propria condizione di smarrito spettatore o finto attore di una inesistente e disperata messa in scena creata solo per auto illudersi di un Eterno che non ci appartiene. In questo, Occidente e Oriente si incontrano, e il Mistero Sacro medioevale viene illuminato da bagliori di fiamma quando la mistica Trimurti si manifesta …

Mentre questo accade il Tempo perde coerenza e scorre su corsie separate; così mentre per una sola persona trascorrono pochi minuti, per altri a passare e finire è una vita intera che viene vagliata, ricordata e probabilmente respinta da chi ha già troppo vissuto o da chi non vuole più vivere. E per gli altri, per tutti gli altri, compresi noi stessi spettatori in ombra al banchetto altrui, assolutamente e fintamente distratti per paura, rimangono rabbia e odio nei confronti DEL TUTTO per la consapevolezza di aver ricevuto in sorte la stessa inarrivabile pietanza che altri prima di loro e di noi hanno già divorato e finito. Per sempre.

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