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Opera in tre atti Aufstieg und Fall

dal 13 ottobre al 31 dicembre 2009

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Ravenna Altro

Descrizione dell'Evento

Mette paura per la lucidità disperata con cui Brecht e Weill nel 1930 hanno letto la propria epoca e profetizzato la nostra quotidianità. Mette paura per l'acuminata violenza con cui le sue parole sanno penetrare nell'irremovibile ambiguità dell'uomo contemporaneo.

Mette paura per la potenza emotiva della musica che la disincantata tecnica dello straniamento moltiplica fin quasi ai limiti della sopportabilità.
Mette paura perché ogni pagina è lo specchio impietoso di tutti noi, come lo è stato, in modo quasi drammatico, per ciascuno dei venticinque allievi che hanno attraversato i 63 giorni di lavoro proposti dall'edizione 2008-2009 di LTL OperaStudio. Un progetto ormai consolidato, come ben sa il pubblico dei teatri d'opera di Livorno, Lucca e Pisa, i quali l'hanno promosso nel 2001 e l'hanno sostenuto da allora con amore e convinzione. Un progetto che in otto anni ha portato al debutto in ruoli principali cantanti come Alessandra Marianelli, Francisco Gatell, Serena Daolio, Barbara Di Castri, Lucia Cirillo, Emanuele d'Aguanno, Alessandro Luongo, Andrea Giovannini, Francesco Marsiglia, Silvia Regazzo, Pablo Cameselle. Un progetto che ha sempre proposto, con scelte difficili e talvolta arrischiate, titoli fuori dal grande repertorio con il doppio intendimento di proteggere il debutto dei giovani cantanti da confronti inevitabili, e di suscitare nel pubblico la curiosità e il piacere della scoperta. Un progetto che è riuscito finora a coniugare, quasi miracolosamente, la compatibilità tra le magre risorse economiche disponibili e alcuni grandi momenti di teatro musicale, sempre realizzati con raffinatezza, intelligenza, competenza ed emozione. Un progetto che, negli anni, ha costruito un proprio metodo di lavoro che si avvale di docenti di altissima professionalità, e che prevede percorsi formativi complessi e di ricercato equilibrio fra i vari ambiti didattici. E che quest'anno è stato letteralmente "sconvolto" dall'incandescenza della materia trattata.
Mahagonny è stata, infatti, anche per noi, così come Brecht la definisce nel testo, un Netz, una rete, un'ineludibile spirale di passioni, fatiche, entusiasmi, dolori e rivelazioni. Probabilmente non sarebbe potuto essere diversamente, ma certo a questo esito hanno contribuito in modo decisivo le personalità e le modalità di lavoro dei due docenti chiamati alle maggiori responsabilità: il direttore d'orchestra Jonathan Webb e il regista Alessio Pizzech. Il primo (che dirige per la terza volta un'opera del progetto Opera Studio - e ciò è per noi un enorme regalo oltre che un grande onore) ha accolto la proposta di affrontare Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny con giovani debuttanti, animato dalla generosa intenzione di trasmettere loro l'esperienza accumulata in anni di lavoro su questo titolo da lui diretto in molti teatri italiani ed europei fino alla Deutsche Oper di Berlino. Il secondo ha colto nelle caratteristiche dell'opera la possibilità di fondere pienamente le due strade che finora hanno caratterizzato la sua breve ma importante carriera: quella della prosa di ricerca e quella della lirica. Ebbene, entrambi si sono tuffati in questa avventura con chiarezza d'obiettivi, entusiasmo, incoscienza, generosità e assolutezza tali da risultare travolgenti per tutto e tutti. Agli allievi non sono mai stati proposti modelli o schemi interpretativi, ma essi sono stati piuttosto aiutati giorno per giorno, ora dopo ora, a trovare dentro di sé la forza, le motivazioni, le emozioni che danno vita a ogni personaggio, a ogni scena, a tutta l'infinita tragedia di Mahagonny. Un'opera simbolica, un racconto politico, una parabola che, in quanto tale, non ammette letture predefinite, ma richiede dall'interprete, così come dagli spettatori, scelte continue e individuali. È la maieutica, dunque, l'arte formativa che ha giocato il ruolo decisivo in questa edizione di LTL OperaStudio. Ed essa è coinvolgente, faticosa, difficile, a volte anche pericolosa, ma alla fine liberatoria. Mai nelle precedenti esperienze avevo visto, fra gli allievi, tanti volti rigati dal pianto, tanto accanimento, tanta palpabile tensione come in questi mesi.
La maieutica consentirà a tutto il pubblico, se lo spettacolo confermerà quanto gli stage formativi e le prove ci hanno mostrato, di riconoscere e apprezzare le individualità di diciannove splendidi giovani cantanti (provenienti da Italia, Bulgaria, Romania, Giappone, Ungheria, Argentina, Germania, Messico), ciascuno in grado di "creare" in modo personale e "vero" il proprio personaggio. Meno evidenti al pubblico, perché nascosti dietro le quinte o nelle cabine di regia, ma altrettanto preziosi, sono stati e saranno i sei ammirevoli maestri collaboratori (provenienti da Italia, Russia e Giappone) capaci di mettersi in gioco senza remore dal primo giorno all'ultimo. Così come hanno fatto i cinque cantanti chiamati, a partire da dicembre, a completare l'organico del coro maschile, e l'ospite di questa edizione, il tenore statunitense Steven Ebel, al suo debutto in Italia, di recente protagonista di un'edizione americana di Mahagonny diretta da James Levine.
In un momento come questo, prossimi alla "prima", quando tutte le energie sono concentrate e tese verso l'esito conclusivo, mi sento di rivolgere un pensiero grato e commosso al primo maestro del progetto Opera Studio che ora non c'è più: Attilio Corsini, che ci guidò con infinità generosità, intelligenza ed ironia al nostro primo debutto, con un indimenticabile Cappello di paglia di Firenze. Infine, com'è doveroso, auguro a tutti gli spettatori di questa Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny una buona serata, con la speranza che essa non li attraversi come un semplice e innocuo intrattenimento.

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